“Cerco di far si che lo spazio ponga l’uomo tra la terra e il cielo, escludendo le contaminazioni proprie della vita quotidiana.” ~Mario Botta

La progettazione di un nuovo centro parrocchiale in una città che sta vivendo un’importante crescita urbanistica, si presenta come un’eccezionale occasione per il riordino dello spazio urbano, una vera e propria ricucitura degli spazi discontinui presenti nel tessuto edilizio.
La ricerca di un centro di aggregazione sociale oltre che religioso diviene anche un segnale di riferimento simbolico e monumentale in grado di caratterizzare il nuovo polo di carattere collettivo.
È da questi intenti che è nato il nuovo impianto urbanistico all’interno del comparto territoriale che attraversa via Cavour, con la formazione di una passeggiata verde parallela a via Roma nel settore sud-ovest e l’ampio lotto della chiesa sul versante sud-est.


La chiesa
Contempla un’unica aula al piano terra, per all’incirca 480 posti, e una galleria al primo livello utilizzata per l’installazione dell’organo.
La nuova aula si situa parallelamente lungo via Cavour e, quindi, leggermente ruotata rispetto ai servizi parrocchiali che delimitano il contorno sui fronti est e sud.
Il volume della chiesa, che raggiunge l’altezza di quasi 30 metri al vertice, parte da una planimetria quadrata all’interno per trasformarsi, in alto, nel disegno di una croce greca.



Lo spazio interno vive in funzione della particolare luce zenitale irradiata dal lucernario a croce greca e aperto verso il cielo, mentre le pareti perimetrali offrono una luce articolata che andrà via via smorzandosi verso il pavimento di un quadrato di 24,7 m di lato.
Il fronte nord, inclinato di 30° rispetto al suolo, ritaglia tre absidi che diventano l’immagine terminale del presbiterio.


Il fronte sud, anch’esso inclinato parallelamente a quello absidale, determina una compressione sul fronte del piano terra dove viene organizzato l’ingresso alla chiesa partendo dal sagrato antistante.
L’interno dello spazio assembleare si dilata sul fronte est mediante pareti scorrevoli che comunicano direttamente con l’aula del pellegrino.


Aula del pellegrino
È uno spazio rettangolare per circa 120 posti a sedere e costituisce l’elemento all’estremità nord dell’ala con le attività parrocchiali. Forma uno snodo fra il grande volume della chiesa e l’ala dei servizi sul fronte est. L’aula del pellegrino è caratterizzata da un ampio lucernario sotto il quale vengono organizzati gli arredi liturgici.


Il centro parrocchiale
Disegna il fronte est dell’isolato e organizza, su due livelli, gli spazi di servizio: al piano terra l’ufficio del parroco, una sala riunioni, quattro aule d’insegnamento e, al piano superiore, l’appartamento del parroco e altri due monolocali per i visitatori. Sul lato ovest un ampio porticato lo collega al sagrato antistante.
Il colonnato dell’ala sud
Configura uno spazio di transizione fra via Roma e l’ampia piazza del sagrato.
Al piano terra trova posto il volume della sala polivalente con una capienza di 140 posti, la cui copertura si configura come una grande terrazza.

©Foto di Enrico Cano
Il sagrato
Offre una superficie di circa 2000 mq. È delimitato a nord dal fronte della Chiesa, a est dal porticato delle attività parrocchiali e a sud dagli spazi contigui alla sala polivalente. Sul fronte ovest un’ampia fontana scherma il rapporto visivo con via Cavour.
Il viale alberato
Sull’isolato che si estende lungo via Roma partendo dal fronte ovest di via Cavour viene disegnato un ampio slargo che, dal passaggio pedonale della strada, raggiunge la nuova piazza antistante la scuola di musica. È questo un settore che, opportunamente “arredato”, relaziona le attività dell’intorno con il nuovo centro parrocchiale. Sul perimetro di questa passeggiata saranno organizzati dei parcheggi a raso, di servizio.

Il progetto della Chiesa di San Rocco a Sambuceto
(San Giovanni Teatino), Chieti
Progetto: 2006
Costruzione: 2011 – 2024
Committente: Arcidiocesi di Chieti-Vasto
Area del terreno: 7’700 m2
Superficie utile: 3’000 m2
Volume: 25’000 m3
©Foto di Enrico Cano e ©Fabio di Carlo
Architetto Mario Botta

Nato il 1 aprile 1943 a Mendrisio, Ticino. Dopo un periodo d’apprendistato a Lugano, frequenta il liceo artistico di Milano e prosegue i suoi studi all’Istituto Universitario d’Architettura di Venezia, dove si laurea nel 1969 con i relatori Carlo Scarpa e Giuseppe Mazzariol. Rientrato in Ticino, nel 1970, apre il suo primo studio a Lugano, città nella quale resterà quarant’anni, fino al 2011, anno del trasferimento definitivo a Mendrisio.
Dall’inizio della carriera ha sempre affiancato l’attività progettuale a un impegno didattico e divulgativo con conferenze, seminari e corsi presso scuole d’architettura in Europa, in Asia, negli Stati Uniti e in America Latina.
Nel 1996, nell’ambito della creazione dell’Università della Svizzera italiana, si impegna come ideatore dell’Accademia di architettura a Mendrisio, dove ha insegnato fino al 2018 e ha occupato per due volte la carica di Direttore, ricevendo nel 2019 il titolo di Professore Emerito.
Nel 2006 diventa presidente della giuria del BSI Architectural Award (ora Swiss Architectural Award), istituito grazie al sostegno della Fondazione BSI per l’architettura e dell’Accademia di architettura di Mendrisio.
Dal 2016 è inoltre presidente della commissione tecnica incaricata delle mostre alle Scuderie del Quirinale di Roma.
Il suo lavoro è stato premiato con importanti riconoscimenti internazionali e numerose sono le mostre dedicate alla sua ricerca.
Dalle case unifamiliari in Canton Ticino il suo lavoro ha abbracciato tutte le tipologie edilizie: scuole, banche, edifici amministrativi, strutture sportive, biblioteche, musei, edifici del sacro.
L’architettura come “scrittura di luce”
S.Ecc. Mons. Bruno Forte – Arcivescovo di Chieti-Vasto

“L’architettura porta con sé l’idea del sacro”: queste parole di Mario Botta fanno comprendere come progettare e costruire un edificio sia sempre creare un ponte fra la terra e il cielo, quasi imitando nel frammento il gesto archetipico creatore del tutto. È in una tale consapevolezza che si muove l’architetto Mario Botta, “archistar” progettista di straordinari luoghi del sacro: ed è per questo che le Sue architetture sacre risultano connaturali a chi desideri l’incontro con l’Altissimo e voglia dare espressione a questa profonda nostalgia dell’anima.
“In una società fragile – afferma Botta – luoghi come questo hanno una carica simbolica molto più forte della loro azione tecnica e funzionale…. Essi possono divenare dei nuovi cardini per riorganizzare una parte del tessuto che hanno intorno”.
E’ quanto avvenuto con la nuova Chiesa di San Rocco a Sambuceto, nell’Arcidiocesi a me affidata, progetta dall’architetto Mario Botta con totale gratuità per l’amicizia che ci unisce e seguita con amore in ogni dettaglio: essa si presenta all’esterno come una volumetria compatta slanciata nella forma di una tenda tesa verso il cielo, con in alto un’ampia apertura a croce, da cui piove la luce nello spazio interno.
Attraverso la forma spaziale della Chiesa di San Rocco viene trasmesso un messaggio di vita e di speranza, ed essa stessa ha il ruolo di educare il popolo fedele a riconoscersi amato, custodito e destinato alla bellezza che non avrà fine. Nella sua architettura Mario Botta sa dirci tutto questo, forse al di là della sua stessa consapevolezza, com’è d’ogni artista, la cui opera è tanto più bella quanto più trascende colui che l’ha concepita e realizzata.