A cura di Ing. Carmine Gravino, Ufficio tecnico
Arcidiocesi di Napoli e Rup del Progetto.

La nuova Chiesa Maria SS. del Buon Rimedio, recentemente inaugurata nel cuore di Scampia, rappresenta molto più di un semplice edificio religioso: essa è un segno concreto di speranza e rinnovamento nel quartiere simbolo delle periferie di Napoli, spesso associato a situazioni di disagio e marginalità.
“Prendi il largo”: la missione della Chiesa nel cuore delle periferie
Il progetto, di cui ho avuto l’onore di essere il Responsabile Unico del Procedimento (RUP), trova la sua profonda ispirazione nel passo evangelico di Luca 5, con l’invito esplicito di Gesù: «Prendi il largo». Questa indicazione, così forte e suggestiva, racchiude il senso profondo della missione ecclesiale contemporanea, chiamata oggi più che mai a lasciare i porti sicuri della tradizione e della consuetudine per affrontare le sfide del nostro tempo.
Sfide e coraggio: il cantiere contro la camorra

La prima fase dell’opera interessò la ristrutturazione dell’edificio per il ministero pastorale e lo scavo delle fondazioni della chiesa. L’inizio dei lavori coincise con il periodo delle faide camorristiche dette “dei scissionisti”, raccontate anche nella narrazione di Roberto Saviano.
L’aggressione estorsiva della camorra investì anche il cantiere da poco attivato, oggetto di devastazioni con l’incendio di alcune attrezzature. L’intimidazione trovò pronta e ferma risposta nella reazione corale della curia, degli addetti ai lavori e del popolo di Scampia. Ricordo il Cardinale Crescenzio Sepe che, celebrando nell’allestimento liturgico approntato nell’invaso delle fondazioni della chiesa, con l’abbraccio alla comunità e con la ferma volontà di portare a compimento l’opera, contrastò apertamente i camorristi.
L’essenza progettuale: tra spiritualità e comunità
La parrocchia del Buon Rimedio nasce proprio con questa missione: non restare ancorata soltanto ai fedeli già radicati nella fede, ma raggiungere quanti, immersi nelle difficoltà quotidiane, attendono parole di speranza, gesti di consolazione e testimonianze di gioia autentica.

I progettisti dell’opera, gli architetti Ermanno Di Ferrante e Arturo Perucatti, hanno espresso chiaramente la peculiarità del loro compito progettuale: «C’è tutto questo: l’organizzazione delle funzioni, il proporzionamento degli spazi, le matrici geometriche, le norme del buon costruire, le istanze liturgiche. Ma soprattutto c’è il Daimon, il particolare genius loci.
Non è qualcosa da generare ex novo, né qualcosa da estrarre dalle pietre come nel restauro. È qualcosa che devi estrarre dall’immateriale della comunità per immetterlo nella narrazione architettonica. È il racconto fatto con gli spazi, le geometrie, i materiali, i colori, i suoni, le luci, gli apparati iconografici. Con le parole possiamo solo raccontare l’anima, la passione e il tormento, non il significato».
Arte e spiritualità: le opere di Paul Moroder
Le opere d’arte presenti nella chiesa (crocifisso, ambone, sede, altare e battistero) sono state realizzate dall’artista Paul Moroder, mentre l’impresa che ha portato a termine la costruzione è stata la Infratech.


Una comunità che sa sperare: la testimonianza di Don Alessandro Gargiulo
Il parroco don Alessandro Gargiulo e con lui i tanti collaboratori e i fedeli con grande gioia ed emozione hanno vissuto l’apertura delle porte della nuova chiesa. Il territorio parrocchiale comprende l’area delle vele ormai abbattute.
Quando ci fu il crollo della Vela gialla, furono proprio gli spazi esterni e l’oratorio il punto centrale dove venne offerta assistenza alle persone, dispensando pasti e beni di prima necessità.
Una chiesa e una parrocchia da sempre in prima linea.
«L’inaugurazione segna per questo territorio una nuova partenza. Ricominciamo dalla chiesa e attendiamo con amore i tanti parrocchiani che a seguito dell’abbattimento delle vele si sono dovuti allontanare. Molti di loro sono venuti alla celebrazione di intitolazione.
Questa è la loro chiesa anche se sono momentaneamente lontani», afferma commosso don Alessandro. «La bellezza di questa parrocchia sta nella sua storia. L’edificio sacro nasce in un percorso che ha visto il catechismo svolto nelle scuole, l’oratorio in un campo sterrato. I fedeli hanno vissuto la loro Chiesa anche quando la chiesa come edificio non c’era. Anche in questo si vede l’animo della gente di Scampia: gente che sa sperare, che vuole restare, che vuole cambiare».
Secondo il sacerdote, «la Chiesa può fare tanto perché è l’unica realtà nel territorio che può fornire un luogo educativo trasversale a tutte le generazioni. Siamo una Chiesa che, accanto alla dimensione dell’annuncio e del sostegno spirituale attraverso la grazia dei sacramenti, è chiamata quotidianamente a farsi carico di tante situazioni di marginalità e povertà. Il nostro compito è esserci sempre, quando ci sono risorse, ma anche quando non ci sono. La prossimità è un segno importante della missione della Chiesa».

Una luce di speranza: le parole del Cardinale Domenico Battaglia
Significative le parole del Cardinale Domenico Battaglia durante l’inaugurazione: «Siate sempre cantiere aperto, occupate la speranza. Sarete punto luce per Scampia e per tutto il territorio». Un invito forte e chiaro a continuare a costruire relazioni e a coltivare la speranza in un contesto spesso segnato da sfide e difficoltà, ma che non si è mai arreso al male.
La Chiesa Maria SS. del Buon Rimedio a Scampia assume un valore simbolico straordinario, incarnando quella Chiesa “in uscita” che Papa Francesco continua a proporre come modello di evangelizzazione per il nostro tempo.