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Francesco e l’Architettura 

Don Luca Franceschini, Direttore Ufficio Nazionale 
per i Beni Culturali Ecclesiastici e l’Edilizia di Culto della CEI

Mentre scrivo il momento storico è segnato dalla morte di papa Francesco e dall’elezione al soglio pontificio di papa Leone XIV

Si susseguono interviste, servizi e articoli nei quali si ricorda Francesco e il suo insegnamento nel tentativo di individuare un filo conduttore ed in particolare il “segno” che Egli lascia nella storia dell’umanità con il suo, poco più che decennale, pontificato. Pensando al suo insegnamento difficilmente a qualcuno verrebbe in mente il tema dell’architettura. 

Non sono mancati, fortunatamente, approfondimenti del suo magistero indirizzati a cogliere interessanti spunti su temi profondamente legati a quelli che l’architettura propone e approfondisce. Pur consapevole di non conoscere tutti gli studi sull’argomento penso agli interessanti articoli di Andrea Longhi “Francesco (1936-2025), il primo papa dell’urbanesimo globale” o di Andrea Dell’Asta “La bellezza oltre l’estetica nella Laudato si’” 

Per Francesco i temi della missione per annunciare il Vangelo, della “Chiesa in uscita”, dell’attenzione ai poveri e alle periferie si intrecciano con una visione della “Città” quale luogo che si costruisce e che, allo stesso tempo, plasma chi in essa opera; con la Città, spiega nella Laudato Sì il missionario non può che entrare in relazione viva per contribuire a “costruire una città abitabile” non distruggendo l’esistente per costruire una nuova città ideale e ipotetica bensì integrando “la storia, la cultura e l’architettura di un determinato luogo, salvaguardandone l’identità originale.” (cfr. LS 143) 

Per Francesco la città è legata ai grandi temi dell’ecologia e della giustizia sociale; quello dell’acqua, ad esempio, per cui “grandi città, dipendenti da importanti riserve idriche, soffrono periodi di carenza della risorsa, che nei momenti critici non viene amministrata sempre con una adeguata gestione e con imparzialità “oppure quello del deterioramento della qualità della vita umana e del degrado sociale: “la smisurata e disordinata crescita di molte città che sono diventate invivibili dal punto di vista della salute, non solo per l’inquinamento originato dalle emissioni tossiche, ma anche per il caos urbano, i problemi di trasporto e l’inquinamento visivo e acustico. Molte città sono grandi strutture inefficienti che consumano in eccesso acqua ed energia. Ci sono quartieri che, sebbene siano stati costruiti di recente, sono congestionati e disordinati, senza spazi verdi sufficienti. Non si addice ad abitanti di questo pianeta vivere sempre più sommersi da cemento, asfalto, vetro e metalli, privati del contatto fisico con la natura.” (LS 44) 

La Laudato Si’ suggerisce di puntare ad una cura in particolare degli spazi pubblici per rafforzare, attraverso la creazione di punti di aggregazione e di riferimento comune, un maggiore senso di appartenenza in coloro che vivono la città in modo che tutti, davvero, si possano “sentire a casa”. 

Provenendo dall’America Latina e avendo vissuto personalmente il contrasto tra il centro e le periferie degradate, talvolta invivibili ecco che sottolinea quanto sia importante che “le diverse parti di una città siano ben integrate e che gli abitanti possano avere una visione d’insieme invece di rinchiudersi in un quartiere, rinunciando a vivere la città intera come uno spazio proprio condiviso con gli altri. Ogni intervento nel paesaggio urbano o rurale dovrebbe considerare come i diversi elementi del luogo formino un tutto che è percepito dagli abitanti come un quadro coerente con la sua ricchezza di significati” (LS 151); ciò contribuirà a guardare le città con uno sguardo nuovo, sguardo di amore e di speranza, riconoscendo che Dio è presente in ogni luogo e in ogni persona, e che la fede può essere incarnata in azioni concrete per la costruzione di un mondo più giusto e più umano. 

Anche nel concreto ripensamento della Diocesi di Roma, Francesco, ha voluto, oltre che riformare gli Uffici del Vicariato, ripensare la presenza della Chiesa nella città non più con un settore “centro” con attorno dei settori di periferia bensì una suddivisione in quattro prefetture che, indirizzate ai punti cardinali, uniscano centro e periferia in modo da “sciogliere la tensione bipolare che nel tempo si è innestata nella percezione sociale ed ecclesiale tra centro storico e periferie”. 

Il Santo Padre ha specificato anche i principi a partire dai quali si muove la riforma da lui promulgata: 1) Il tempo è superiore allo spazio; 2) La realtà è più importante dell’idea; 3) L’unità prevale sul conflitto; 4) Il tutto è superiore alla parte

L’insegnamento di Francesco, oltre a proporre riflessioni sull’architettura e il suo risvolto legato all’urbanizzazione, ha voluto soffermarsi anche su argomenti molto più concreti e specifici quali, ad esempio quello dei materiali, del “costruire” per parlare, di conseguenza dell’importante questione della sicurezza sui posti di lavoro nel rispetto dei principi etici e della legalità. 

Richiamando i temi della responsabilità e della sostenibilità ha voluto evidenziare come “nel settore edilizio è fondamentale l’utilizzo di materiali che offrano sicurezza alle persone. Nello stesso tempo, bisogna evitare di sfruttare l’ambiente cooperando a rendere invivibili alcuni territori particolarmente sfruttati. Ogni impresa può offrire il proprio contributo responsabile perché il lavoro sia sostenibile.” 

Anche in questo breve discorso volle sottolineare come la vera bellezza da ricercarsi è la qualità della vita delle persone, il loro essere in armonia con l’ambiente in cui vivono affinché si creino vere relazioni, incontri e possibilità di reciproco aiuto

Anche per l’architettura dunque è fondamentale il tema della sinodalità per cui “è tanto importante che il punto di vista degli abitanti del luogo contribuisca sempre all’analisi della pianificazione urbanistica” in modo da ottenere comunità nelle quali siano rafforzati legami di solidarietà e cooperazione. 

La vera ricchezza infatti sono le persone: senza di esse non c’è comunità di lavoro, non c’è impresa, non c’è economia. La sicurezza dei luoghi di lavoro significa custodia delle risorse umane, che hanno valore inestimabile agli occhi di Dio e anche agli occhi del vero imprenditore. Per questo, la legalità va vista come tutela del patrimonio più alto che sono le persone. Lavorare in sicurezza permette a tutti di esprimere il meglio di sé guadagnando il pane quotidiano. Più curiamo la dignità del lavoro e più siamo certi che aumenterà la qualità e la bellezza delle opere realizzate

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