a cura di Edmondo Jonghi Lavarini
Questo articolo invita architetti e progettisti alla lettura attenta della Nota Pastorale della Commissione Episcopale per la Liturgia del 18 Febbario 1993, guida fondamentale per comprendere il significato teologico e pastorale della costruzione di nuove chiese e realizzare spazi sacri capaci di accogliere e celebrare il mistero della fede cristiana: a fine articolo il testo integrale.
Progettare una nuova chiesa: arte, fede e architettura al servizio della comunità
Progettare una nuova chiesa è un compito di straordinaria responsabilità e bellezza. Non si tratta semplicemente di realizzare un edificio funzionale, ma di creare uno spazio sacro capace di incarnare il mistero della fede cristiana e di favorire la partecipazione viva e attiva della comunità. La “Nota Pastorale sulla Progettazione di Nuove Chiese”, redatta dalla Commissione Episcopale per la Liturgia e approvata nel 1992, rimane oggi una guida insostituibile per architetti, progettisti e committenti. Questa sintesi vuole offrire un orientamento chiaro ed essenziale per avvicinarsi ai principi e agli indirizzi contenuti nella Nota, stimolando una riflessione profonda sulla funzione teologica, liturgica e pastorale dello spazio ecclesiale.
Invitiamo ogni architetto e progettista a leggere attentamente questa sintesi per cogliere lo spirito che anima la progettazione liturgica, ma soprattutto a dedicarsi alla lettura integrale del testo ufficiale. Solo una comprensione piena della Nota potrà garantire progetti che siano autentiche “case di Dio e del popolo”.

Significato liturgico dello spazio sacro
Progettare una nuova chiesa è molto più che concepire un edificio: significa creare uno spazio capace di incarnare visibilmente il mistero della Chiesa, popolo di Dio. Dopo il Concilio Vaticano II, è diventato centrale il principio della partecipazione attiva dei fedeli alla liturgia. Di conseguenza, l’architettura ecclesiale deve favorire la comunione e la celebrazione, non la mera contemplazione estetica. Ogni chiesa diventa così il “segno” della comunità viva e operante, non un monumento isolato. L’edificio è chiamato a riflettere l’identità del popolo che si raduna: è il luogo in cui il cammino terreno si intreccia con la promessa della Gerusalemme celeste. Per questo, è essenziale che il progetto nasca da una profonda intesa tra comunità locale, pastori, liturgisti e progettisti, promuovendo una visione condivisa che integri esigenze pastorali, teologiche e artistiche.

Elementi architettonici centrali
Nella progettazione di una chiesa, alcuni elementi sono imprescindibili e richiedono una cura particolare. L’altare, simbolo di Cristo, deve essere unico, stabile, accessibile da tutti i lati e posto al centro focale dell’assemblea. L’ambone, tribuna della Parola, deve essere nobile, fisso e proporzionato, mai un semplice leggio. La sede del presidente, invece, deve riflettere il ruolo di guida nella preghiera, senza tramutarsi in trono. Altro elemento essenziale è il fonte battesimale, visibile e decoroso, possibilmente predisposto anche per il battesimo per immersione, sottolineando il significato sacramentale. Importanti anche il luogo della penitenza, sobrio e riservato, e la cappella della custodia eucaristica, distinta dalla zona dell’altare. Insieme, questi elementi disegnano uno spazio che celebra la presenza di Cristo e il cammino di fede dei credenti, valorizzando la centralità dell’assemblea liturgica.

La cura degli spazi comunitari
Oltre agli spazi principali, è fondamentale progettare con attenzione gli spazi “comunitari”. I posti dei fedeli devono permettere la partecipazione attiva: non solo sedersi, ma muoversi, vedere, ascoltare e agire liturgicamente. La disposizione dei banchi e delle sedie va studiata per favorire i gesti rituali e abbattere barriere architettoniche. Il coro e l’organo devono essere integrati nell’assemblea, sottolineando il loro ruolo di guida del canto, non di spettacolo. L’iconografia deve essere pensata fin dall’inizio, privilegiando opere di autentico valore artistico e teologico, mai ridondanti o decorative fine a se stesse. Anche i materiali per l’arredo – legno, pietra, cera, fiori – devono parlare di autenticita’, semplicità e dignità liturgica, evitando effetti scenografici o lussuosi. L’intero spazio, nella sua armonia, è chiamato a educare alla fede e alla bellezza.
La progettazione di nuove chiese: chiesacattolica.it
Un’assemblea è in grado di celebrare in modo adeguato ed efficace se non supera una dimensione funzionale (500 persone circa, secondo i dati dell’esperienza).
Nota pastorale della Commissione episcopale per la liturgia della CEI
Condizioni e principi della progettazione
Ogni progetto di chiesa deve nascere da un doppio principio: la riconoscibilità dell’edificio e il dialogo con il contesto urbano. La chiesa deve essere immediatamente identificabile, senza bisogno di scritte o simboli esterni posticci. Il sagrato, il campanile, l’atrio devono creare uno “spazio soglia” che accompagna i fedeli dal mondo secolare a quello sacro. Al contempo, l’inserimento nel quartiere deve essere armonioso, evitando effetti isolazionisti. È fondamentale un dialogo reale e costante tra committenti (vescovi, parroci, comunità) e progettisti, per valorizzare sia la tradizione locale che la creatività contemporanea. Infine, la dimensione della chiesa non deve rispondere alla grandezza della popolazione, ma alla vitalità celebrativa: 500 persone è la misura ideale indicata per un’assemblea che possa vivere la liturgia in modo pieno e partecipato.
Processo progettuale e soggetti coinvolti
La realizzazione di una nuova chiesa coinvolge una pluralità di soggetti: la diocesi con i suoi organismi (ufficio liturgico, commissione arte sacra, comitato nuove chiese), la parrocchia (parroco, consigli pastorale ed economico, fedeli) e il progettista scelto. L’incarico deve essere conferito non solo per competenza tecnica, ma per sensibilità liturgico-teologica. Il progetto passa attraverso varie fasi: sensibilizzazione della comunità, elaborazione dell’idea pastorale, progettazione architettonica preliminare ed esecutiva, verifica economica e approvazione finale del vescovo. Questo lungo percorso richiede pazienza, ascolto, capacità di mediazione e chiarezza negli obiettivi. L’architetto è chiamato a interpretare e tradurre in forme visibili le esigenze della fede celebrata, non a imporre il proprio stile personale.

Specifiche tecniche
Un progetto di chiesa è davvero completo solo se affronta con competenza anche le questioni tecniche. Impianti elettrici, acustici, termici, idraulici devono essere pensati in fase progettuale, evitando soluzioni improvvisate che compromettano l’unità architettonica. Si deve privilegiare l’uso di materiali tradizionali e durevoli, che assicurino manutenzione semplice e costi contenuti. Grande attenzione deve essere posta all’illuminazione naturale e artificiale, alla climatizzazione senza impatti acustici o visivi negativi, all’acustica dell’aula liturgica, fondamentale per la proclamazione della Parola e il canto. La sicurezza deve essere garantita con accorgimenti tecnici anche se non obbligatori per legge. Una buona gestione post-costruzione richiede documentazione completa degli impianti, accessibilità per la manutenzione, istruzioni per l’uso riservate a parroco e collaboratori. L’architetto ha qui una responsabilità fondamentale: progettare chiese belle, funzionali e durature.
Un testo sempre attuale e di grande importanza
La “Nota Pastorale sulla Progettazione di Nuove Chiese” della CEI del 9 dicembre 1992 rappresenta ancora oggi un riferimento insostituibile per chi è chiamato a progettare spazi sacri. In essa convivono teologia, liturgia, cultura, pastorale e architettura in una sintesi profonda e armoniosa. La sua attualità è evidente: in un’epoca in cui spesso la costruzione di chiese rischia di perdere il senso ecclesiologico a favore di mode stilistiche o esigenze funzionali isolate, questa Nota richiama con forza la vera natura dell’edificio sacro. Non solo un contenitore, ma un “corpo” vivo della comunità cristiana, segno profetico della salvezza e spazio privilegiato dell’incontro tra Dio e l’uomo. Leggerlo integralmente, ancora oggi, è un atto di responsabilità e di fede per ogni architetto, artista e committente coinvolto nella straordinaria avventura di edificare la casa di Dio.