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Come creare valore attraverso il riuso del patrimonio abbandonato

Secondo i dati forniti dalla Direzione generale per gli affari di culto del Ministero dell’Interno, al 31 dicembre 2015 gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti dallo Stato italiano erano 29.932: 26.100 tra parrocchie, chiese, basiliche e santuari; 220 istituti per il sostentamento del clero; e 3.612 tra seminari, istituti religiosi e loro articolazioni, società di vita apostolica, associazioni di fedeli, fondazioni e altri enti. Tutti questi enti sono giuridicamente capaci di possedere beni immobili ecclesiastici e molti effettivamente ne sono proprietari. All’elenco vanno poi aggiunti gli enti ecclesiastici non riconosciuti civilmente. Siccome non ne è mai stato effettuato un censimento unitario, ipotizzare le dimensioni del patrimonio immobiliare ecclesiastico presente in Italia richiede molta cautela. E ancora: Dai dati riportati nell’Annuarium Statisticum Ecclesiae (edizioni del 1987 e del 2017) si ricava che i conventi di istituti di diritto pontificio in uso in Italia sono diminuiti del 40% in trent’anni: da 17.585 nel 1985 a 10.293 nel 2015. In altre parole, 7.292 conventi non sono più utilizzati come dimora di comunità religiose. Analogo andamento si rileva nel numero delle scuole cattoliche: 4.454 in meno nello stesso periodo, con una diminuzione del 38%.

C’è così un mondo sterminato di Beni ecclesiastici da reinventare, reimpiegare, reimmaginare, probabilmente reinterpretando il can. 1254 secondo cui se è vero che “i beni afferenti al patrimonio immobiliare ecclesiastico sono un mezzo per raggiungere i fini della Chiesa cattolica”, è altresì vero che, come ha ricordato Papa Francesco in preparazione del Convegno internazionale intitolato “Dio non abita più qui?” (Roma, Università Gregoriana, 29-30 novembre 2018) promosso dalla Santa Sede e dalla CEI, “vanno amministrati non solo con la diligenza del buon padre di famiglia, ma soprattutto ispirandosi ai principi evangelici e con forme rispettose della loro funzione. La radice del problema – ricorda il Papa – sta però in una carenza di discernimento rispetto al presente e al futuro, nel senso che la gestione del patrimonio immobiliare ecclesiastico deve essere illuminata dalla consapevolezza di che cosa Dio chiede “qui e ora” alla comunità cristiana o all’istituto religioso”.

Su questa sfida il dibattito è aperto dentro e fuori le sfere ecclesiastiche. Il problema di come creare valore attraverso il relativo patrimonio abbandonato ha di fatto già preso avvio con contributi tecnici e scientifici importanti.

Ciò che StarBoost può contribuire a svolgere in quest’ottica è quello di fornire un metodo in linea con i Principi e i Valori della chiesa e un processo arricchito di contenuti nuovi per coinvolgere le comunità intorno ai centri da rigenerare e riempire i tanti spazi lasciati vuoti dai tanti fenomeni di implosione prima analizzati.

Contenuti nuovi dove l’”unità di riempimento” è il “progetto di vita” dei suoi abitanti che in ottica di “cooperazione” diventa “progetto di impresa” da realizzare col modello “umanistico” messo a punto da StarBoost e diffuso dalla StarBoost Academy: un percorso di apprendimento ed emancipazione dove il cuore dell’attività è quello di comprendere i propri carismi e aggregare team affiatati in grado di proporsi come punti di riferimento sia per rispettiva comunità e sia in forma reticolare con gli altri analoghi progetti d’impresa, attraverso infrastrutture, civilistiche, giuridiche, finanziarie e organizzative che vanno ad esaltare il “fattore umano” della relazione con l’obiettivo di perseguire uno scopo comune e un “Why condiviso”.

StarBoost si spinge oltre andando a modificare il modo in cui lo stesso DNA delle imprese si forma cambiando il paradigma pur sempre in continuità con la visione di sviluppo a cui tutti noi siamo abituati facendo della redistribuzione dei profitti non più una decisione top down bensì una naturale conseguenza dello stesso processo di creazione del valore proprio grazie alla sua formula e al suo metodo.

StarBoost ha anticipato sul nascere questa tendenza modificando il modo in cui le imprese nascono e crescono ed è dunque un movimento imprenditoriale motore di sviluppo economico e di impatto sociale volto a stimolare la creazione di aziende fondate su una forte base valoriale e sorrette da principi di cooperazione cross-generazionale e trasparenza.

Obiettivo di StarBoost è dare un contributo per sviluppare una “nuova teoria economica” in grado di creare un sistema imprenditoriale diffuso e massimizzare il bene comune e il patrimonio del paese verso un sostanziale miglioramento del modello economico attuale. Nello specifico la rigenerazione dei beni ecclesiastici può essere concepita come disponibilità della Chiesa a partecipare alla proliferazione di nuove “cellule” di “creazione di ricchezza”, costituita da “imprese” che organicamente collegate ad altre e alle rispettive comunità, possono contribuire, chi più e chi meno, a costituire un nuovo ecosistema partecipato di opportunità dove nessuno viene escluso.

Il linguaggio da adottare è quello dell’economia avanzata e della finanza che resa più accessibile e comprensibile, implica per chi vi si avvicina per la prima volta l’onere della comprensione e il beneficio della sua applicazione nel proprio contesto di riferimento.
Cosa che se svolta con umiltà e passione permette di “addomesticare” gli approcci finanziari verso modelli non speculativi, ma inclusivi e partecipativi senza però perdere l’occasione di poter fondare aziende innovative e potenzialmente redditizie perché il Modello StarBoost valorizzando il talento e allo stesso tempo tutelando il capitale può creare anche imprese di Successo internazionale.

Nella fattispecie della rinascita dei luoghi abbandonati o sottoutilizzati ciò significa creare veicoli finanziari tra di loro complementari con fattori di rischio ponderati e adeguati alle economie locali: uno riguardante l’intervento sul contenitore da calibrare sul basso rischio e la media resa finanziaria e altri relativi alle attività da ospitare (le imprese e i servizi connessi, compresi quelli per la comunità) che possono essere anche di medio/alto rischio e alta o altissima redditività a seconda delle fasi in cui devono intervenire per finanziare la crescita delle Aziende più meritevoli e potenzialmente internazionalizzabili.

link dove trovare tutti gli eventi StarBoost https://www.eventbrite.it/o/starboost-12862802723


Daniele Alberti, inventore di StarBoost, un metodo “umanistico” per aggregare imprenditori seriali, investitori, advisor e mentori per formare e supportare team imprenditoriali in pre-costituzione e post costituzione nelle primissime fasi aziendali aiutandoli ad affrontare e risolvere le tematiche più importanti legate al processo di creazione e sviluppo di una nuova iniziativa d’impresa.

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