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Milano: San Cristoforo al Naviglio – Restauro degli affreschi parietali

La Chiesa di San Cristoforo: Unione di Arte e Storia

Un delicato intervento di restauro ha permesso di salvare i lacerti di affresco gravemente degradati, consolidandoli con tecniche innovative come l’uso di nanoparticelle di carbonato di calcio. Scopri come queste metodologie hanno riportato alla luce e preservato l’antica bellezza dell’intonaco originale.

La chiesa di san Cristoforo è composta da due edifici, costruiti in periodi successivi ed uniti nel 1625. Nella quattrocentesca chiesa, tradizionalmente indicata come “Cappella ducale”, restano sulla parete ovest affreschi di grande interesse: Il più completo rappresenta la Madonna che allatta fra i santi Rocco, Francesco, Agostino e Sebastiano mentre, a destra, un altro affresco conserva le figure di S. Caterina accanto ad un lacerto che suggerisce la presenza in origine dell’immagine della Madonna e di S. Giovanni Battista.



Interno della chiesa di San Cristoforo al Naviglio – alzaia Naviglio Grande
La foto complessiva documenta gli affreschi prima dell’ultimo intervento di restauro


L’affresco della Madonna tra i Santi – dettaglio

Restauri dell’Affresco della Madonna tra i Santi: Interventi dal 1960 alla Primavera 2023

L’affresco della madonna tra i Santi aveva subito un intervento di restauro nel 1960 e un altro negli anni Ottanta, dopo l’incendio provocato dal lancio di una molotov. Nella primavera 2023 la vasta presenza di efflorescenze saline, diffuse soprattutto nelle aree adiacenti alle integrazioni ed affioranti lungo le linee delle giornate, aree di minor coesione dell’intonaco, imponeva un nuovo intervento di restauro che era preceduto da analisi che indicavano la presenza di cloruri e solfati, ma soprattutto di elevate concentrazioni di nitrati.

Analisi e Rimozione delle Integrazioni: Interventi per la Conservazione dell’Affresco e Dissalazione con Fosfocitrato

L’analisi di un campione dalle integrazioni individuava polvere di marmo impastata con una resina acrilica che rendeva la malta estremamente compatta e di scarsissima porosità, caratteristiche che facevano migrare l’umidità presente nelle murature nell’intonaco antico, maggiormente poroso. In accordo con la Direzione Lavori e la Soprintendenza, erano perciò rimosse tutte le integrazioni a neutro: veniva così portata a vista una vasta formazione di subflorescenze saline sulla muratura. Per ridurre al minimo l’apporto d’acqua, la dissalazione era eseguita con l’uso, sulla superficie protetta con carta giapponese, di fosfocitrato in acqua che è un efficace inibitore della cristallizzazione salina.



Pulitura e Rimozione della Resina Acrilica: Trattamento con Soluzioni Nanostrutturate per la Conservazione dell’Affresco

Una prima pulitura era eseguita con una soluzione di ammonio bicarbonato in acqua deionizzata e, rimuovendo i depositi polverulenti, metteva in evidenza la presenza su tutta la superficie affrescata di un consistente strato di resina, presumibilmente acrilica, che impregnava lo strato pittorico e l’intonachino e riduceva nettamente la porosità e l’intercambio con l’ambiente e, se lasciata sulla superficie, avrebbe innescato nuovi fenomeni di subflorescenze. La superficie è stata perciò trattata con un fluido nanostrutturato a base acquosa contenente un tensioattivo non ionico ed una miscela solvente, che rigonfiava e portava in soluzione il polimero invecchiato, evitando la rideposizione del materiale disciolto nel substrato poroso. Dopo la rimozione della velinatura, la superficie era sciacquata con acqua deionizzata.

Rimozione dei Depositi e Integrazioni con Malta a Base di Calce: Tecniche di Restauro per le Parti Inferiori dell’Affresco

Nelle parti inferiori per la rimozione dei depositi di sporco incrostati alle efflorescenze saline era utilizzata resina a scambio cationico in acqua deionizzata. Le integrazioni delle lacune erano eseguite con malta di grassello di calce caricata con polveri di marmo e terre naturali in modo da ottenere un impasto che, dopo la presa, avesse una porosità e durezza affini a quelle dell’intonaco originale. La malta era applicata a strati, partendo da un arriccio con inerti maggiori per ridurre la grana degli inerti fino allo strato superficiale, caratterizzato dall’impasto più fine e più accuratamente lavorato.


L’affresco dopo il restauro – San Cristoforo, Milano

Il Restauro rivela la cornice, il piano delle figure e i ritocchi pittorici ad acquerello.

Il restauro riportava a vista la parte inferiore della cornice che racchiude l’affresco e, soprattutto, il piano su cui sono collocate le figure e che dà profondità alla scena. La pulitura rendeva più percepibile l’impostazione delle figure e, in particolare in questa scena, il calzare che sporge dal piano. I ritocchi pittorici erano eseguiti ad acquerello per ricomporre in maniera reversibile l’unità di lettura.



Consolidamento dei Lacerti di Affresco: Interventi con Malta Idraulica e Nanoparticelle di Carbonato di Calcio.

I lacerti di affresco presentavano gli stessi fenomeni di degrado dell’affresco della Madonna che allatta, accentuati però da vasti distacchi dell’intonaco dalla muratura che erano consolidati con iniezioni di malta idraulica a basso peso specifico ed inerti che garantissero la riadesione dell’intonaco alla muratura senza appesantire la struttura e mantenendone la normale porosità. La misurazione dell’assorbimento d’acqua indicava una marcata porosità dell’intonaco e suggeriva il consolidamento con l’applicazione di nano particelle di carbonato di calcio. Dopo la carbonatazione erano ripetute le misurazioni che indicavano una significativa riduzione dell’assorbimento d’acqua, confermando che il consolidamento aveva ricostruito il legante calcitico dell’intonaco.

L’immagine complessiva e dettagli al termine dell’intervento di restauro.
Il restauro ha ridato leggibilità a lacerti che possono contribuire alla lettura complessiva dell’affresco: in particolare un’area sul bordo superiore da cui si sviluppano raggi sulla superficie sottostante.


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