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Edificare e riedificare: per una Chiesa in uscita


S.E. Mons. Andrea Bruno Mazzocato, Arcivescovo di Udine

S.E. Mons. Andrea Bruno Mazzocato

Chiesa oggi, a partire dalla risposta al suo essere Comunità che trasmette l’evangelizzazione, di cui prima alimenta se stessa. Pertanto la nostra Chiesa friulana – l’Arcidiocesi di Udine – sotto la spinta di grandi trasformazioni, si sente fortemente sollecitata a trovare il coraggio di cambiare e di rinnovare il suo assetto pastorale per poter annunciare efficacemente il Vangelo in un mondo che cambia.

Da qui sono state attivate l’11 luglio 2018 le Collaborazioni Pastorali: nuove opportunità per l’azione missionaria sul territorio diocesano, istituite insieme con i nuovi otto Vicariati Foranei.

Un cambiamento necessario che nelle mutate condizioni sociali, culturali e religiose in atto anche nel Friuli contemporaneo ci interpella ad essere vissute come una nuova opportunità di crescita spirituale, di cui anche la nostra Chiesa particolare ha bisogno.

La nostra Chiesa oggi, infatti, non si sente chiamata a “custodire una qualche antichità”, magari lucidandola per renderla più presentabile.

Assistiamo ad una velocissima eclissi del sacro, ad una riduzione sensibile della pratica religiosa e ad un ridimensionamento della richiesta dei sacramenti da parte dei genitori per i loro figli.

Sarà fondamentale che le nostre comunità tornino a diventare “la casa della Parola”.

Museo Cristiano del Cividale

Il progetto ribadisce quanto alla fine degli anni 80 il Sinodo Udinese V (1983-1988) affermava: “La parrocchia in Friuli è ancora la comunità cristiana locale da privilegiare e potenziare”; il suo ruolo fondamentale come luogo dell’appartenenza e nodo di rete essenziale secondo il modello di una “pastorale integrata”, una pastorale d’insieme, conformemente all’orientamento della Conferenza Episcopale Italiana (Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia del 20 maggio 2004).

La direzione dell’attuale cambiamento è conforme allo stile di comunione, inteso non a cancellare, ma a valorizzare tutte le parrocchie.

Il Sinodo aveva in tal prospettiva tracciato la strada, per il cui fine “nella zona interparrocchiale devono essere trovati strumenti e forme stabili di partecipazione, senza rendere eccessivamente burocratico e macchinoso l’incontro e il lavoro comune”.

Per enunciare quest’orizzonte la nostra Chiesa particolare ha come eredità importanti eventi di carattere assembleare, frutto della sua particolare storia e delle risposte date in una convergenza di convocazioni ecclesiali del clero come del popolo di Dio.

Dagli anni 90 e oltre un’intensa azione di formazione a tutti i livelli fece seguito e diede risposta al Sinodo per mettere le parrocchie “in rete” in uno slancio di pastorale d’insieme.

Museo Cristiano del Cividale

La diocesi allora varò una pastorale secondo i seguenti ambiti: catechesi, pastorale giovanile, pastorale familiare, liturgia, carità e missioni, cultura e comunicazione, amministrazione; e altri servizi pastorali si sono aggiunti, come l’iniziazione cristiana, a cui ha dato risposta anche la riqualificazione del trecentesco battistero della cattedrale reso idoneo al rito del battesimo per immersione.

Perché estesa su un vasto territorio differenziato morfologicamente e fragile, soggetto a ripetuti e devastanti terremoti, la nostra Chiesa nelle varie contingenze e tempi ha espresso un’edilizia ecclesiale che ne ha rinnovato il volto.

Diocesi posta in una regione transfrontaliera – Austria e Slovenia – ha elemento peculiare la polietnia, latina, slava e tedesca, che come si manifesta nelle lingue, nelle culture, così appare nelle anche espressioni artistiche che ne caratterizzano e plasmano l’antropizzazione del territorio.

In Friuli il “costruire” e il “ricostruire” il volto della Chiesa è un binomio che andò succedendosi plasmando lungo le età storiche l’edilizia ecclesiale.

Fu un ricostruire anche per salvare la memoria in una regione che per essere via di transiti e di scontri comportò nel suo popolo l’attaccamento alle proprie radici e alla propria identità.

Due in particolare sono state in diocesi le stagioni creative del costruire, quella del secondo dopoguerra e quella del dopo terremoto del 1976.

Museo Cristiano del Cividale

Nel panorama delle forme architettoniche proprie della tradizione ecclesiale si inserirono allora architetture qualificate perlopiù dall’essenzialità dei volumi e alla riproposta di modelli propri della tradizione fecero la comparsa edifici ecclesiali originatisi dalla comprensione del celebrare sulla scia del rinnovamento liturgico conciliare, e che nel tipo della “domus christiana” echeggiavano il modello paleocristiano di Aquileia.

“Cjase di Diu – cjase nestre”, “Casa di Dio – casa nostra”: questo il binomio che nel terremoto e dopo il terremoto espresse la coscienza ecclesiale di quell’inedito simposio tenutosi nel 1979 in cattedrale, dove convennero le voci delle comunità che assieme a quelle delle istituzioni e dei professionisti dettero le linee guida per la ricostruzione.

I frutti di quel ventennale cantiere oggi propone in Friuli una larga parte del panorama architettonico: furono costruite oltre 50 chiese nuove. Il patrimonio attuale tra chiese e cappelle è di 993 unità.

Al di là di alcuni risultati sovradimensionati anche rispetto all’entità della popolazione locale – l’arcidiocesi di Udine si connota per la sua fisionomia rurale costellata di piccoli insediamenti – le nuove chiese mostrano di essere state progettate con proporzioni “familiari”; questa loro caratteristica si confronta con le monumentali architetture del passato, ideate su modelli basilicali o ad ampia unica aula che emergono come cattedrali al centro dell’abitato.

La sobrietà è un carattere dei friulani che si traspare nelle sue chiese, che però nelle epoche passate mostravano un’imponenza monumentale e all’interno una decorazione suntuosa quasi a bilanciare la rusticità abitativa dei paesi.

E mentre una costante sollecitudine per la cura e i restauri delle proprie chiese resta viva nel popolo, ora tra le finalità delle Collaborazioni pastorali è quella di condividere tra le parrocchie l’attenzione per un comune patrimonio degli edifici ecclesiali come dei beni culturali.

Anche il convergere in rete delle non poche raccolte museali delle parrocchie – tra cui il Museo Cristiano di Cividale – con il Museo Diocesano, noto soprattutto per la presenza di Gian Battista Tiepolo, è un’attenzione imprescindibile per dare incremento e valorizzazione ad un’arte che nel suo messaggio sia testimonianza inerente all’evangelizzazione.

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