Con il Museo del 900 di Mestre La Fondazione di Venezia ha affidato il mandato più importante, ossia essere ponte e punto di raccordo fra esperienze, conoscenze e opportunità che, partendo dal Novecento, proiettino i visitatori verso un futuro in cui si sentano protagonisti
a cura di Caterina Parrello, architetto
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L’Italia conta ben 5.235 istituzioni museali, un grande patrimonio culturale costruito nel corso dei secoli, che testimonia la profonda connessione storica tra musei e territorio, lo stretto rapporto tra la storia, la cultura e l’identità italiana e le istituzioni museali.
In questo straordinario contesto M9, il Museo del ’900 di Mestre, si presenta come un elemento di innovazione radicale e colma una lacuna concettuale nel pur ampio panorama museale italiano.
Innanzitutto M9 è il primo grande museo totalmente multimediale in Italia, uno dei principali in Europa.
Un museo immersivo ed esperenziale in cui la narrazione prescinde dalla materialità degli oggetti ed è affidata completamente all’interazione tra il visitatore e le strutture espositive in una mescolanza tra formazione e intrattenimento.
Con questa forma di presentazione il visitatore non è più un soggetto passivo, ma deve farsi parte attiva nel percorso espositivo e nella interazione con M9. Certamente per il pubblico è un salto qualitativo che può non essere facile e immediato, la visita richiede un impegno e una partecipazione inusuali per un museo, impegno e partecipazione che sono poi ripagati da una esperienza unica che lascia certamente un segno.
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Il distretto museale M9 comprende, innanzitutto, una serie di nuovi spazi pubblici che si connettono all’esistente rete di strade, vicoli, passaggi, corti e piazzette tipici del centro di Mestre. Questi nuovi percorsi hanno aperto un’area che, negli ultimi decenni, è rimasta inaccessibile al pubblico, perché riservata a uso militare. Ai nuovi spazi fa da cornice un insieme di edifici di varia natura: il convento cinquecentesco di Santa Maria delle Grazie è adiacente al nuovissimo Museo M9 e a un annesso e più piccolo edificio-parente, sua sede amministrativa; vi sono poi due scuderie ricostruite, mentre nell’area perimetrale sono presenti un immobile degli anni sessanta adibito a uffici e una chiesa del XIX secolo, già da tempo convertita a libreria e centro culturale.
Un museo particolare e innovativo quale è M9. E questo perché la visita è, a suo modo, un cammino attraverso uno dei secoli che più hanno cambiato i nostri orizzonti, rendendo più piccolo il mondo in cui viviamo e ciò che ci circonda.
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Un secolo, il Novecento, che con questo progetto la Fondazione di Venezia si propone di aiutare a leggere, approfondire e capire anche nell’ottica di contribuire a riconoscere e mantenere quelle radici da cui non si deve e non si può prescindere, così come dai valori che ne sono discesi.
È proprio verso questo orizzonte che il progetto M9 pone il suo duplice e ambizioso obiettivo iniziale: dare al Novecento la possibilità di diventare davvero e fino in fondo patrimonio comune, e, nello stesso tempo, riconoscere a Mestre una centralità culturale inedita, capace anche di rivitalizzarla dal punto di vista sociale e aggregativo, con la consapevolezza che non esiste risultato, oggi, che possa essere raggiunto prescindendo dall’innovazione, dalla capacità di rinnovamento, dalla spinta verso il futuro.
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Museo di nuova concezione, polo culturale ad altissima tecnologia applicata, centro di aggregazione sociale, spazio per lo sviluppo e la promozione di eccellenze produttive: sono le tante declinazioni attraverso cui M9 si è fatto conoscere in questi anni, e a cui la Fondazione di Venezia ha affidato il mandato forse più importante, ossia essere ponte e punto di raccordo fra esperienze, conoscenze e opportunità che, partendo dal Novecento, proiettino i visitatori verso un futuro in cui si sentano protagonisti.
M9 può infatti essere interpretato come un laboratorio di innovazione sociale in cui strumenti e occasioni di crescita sono messi a disposizione dei cittadini più coraggiosi e talentuosi per sviluppare idee, progetti, attività nei campi più diversi, dalle industrie creative alla new economy.
La cultura digitale può offrire ai musei non è solo la gestione più o meno interattiva degli spazi e delle collezioni, ma la possibilità di raggiungere una popolazione sempre più ampia di visitatori e di fruitori di contenuti, che non sono limitati ai visitatori fisici, ma si estendono a comunità che raccolgono e scambiano informazioni in rete sulle medesime tematiche.
Grazie al digitale, i musei si estroflettono e fuoriescono dai tradizionali vincoli spazio-volumetrici: diventano editori e produttori di contenuti di grande qualità e autorevolezza.
Si ringrazia per la collaborazione Silvia Pellizzeri, responsabile attività istituzionali M9
*foto di ©Alessandra Chemollo