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Una rinnovata funzionalità

A Milano, il museo dei Cappuccini riapre dopo un importante intervento di ristrutturazione che prevede una rinnovata funzionalità degli spazi dedicati alla collezione dei Frati Minori Cappuccini e accoglie allo stesso tempo una donazione privata di opere d’arte moderna

Il Museo è nato a Milano nel 2001 con l’intento di conservare e tutelare le numerose donazioni e i lasciti che i frati Cappuccini della Lombardia hanno ricevuto negli anni. Questo primo nucleo di opere si è di recente ampliato grazie ai 16 capolavori donati dal dott. Giancarlo Rusconi, grande appassionato di arte, caratterizzati da una particolare attenzione per l’uomo e il suo esistere nel tempo, valori da sempre cari anche ai Cappuccini.

La riorganizzazione degli spazi esistenti e una rinnovata funzionalità sempre nel rispetto dello spirito che caratterizza l’attività dei frati minori Cappuccini sono stati gli elementi fondamenti per orientare l’intervento di progettazione al fine di valorizzare e collocare questi nuovi capolavori.

L’idea del restauro del Museo dei Cappuccini di Milano deriva dalla necessità di ampliare gli spazi museali per poter esporre adeguatamente la donazione di una nuova Collezione dedicata all’arte del ‘900 italiano.

Il progetto architettonico, condiviso dalla Direttrice del Museo e dai Frati, riflette la consapevolezza che il museo, collocato nel Convento, doveva mantenere quelle caratteristiche di sobrietà che aveva fin dalla sua nascita. È stato pertanto necessario lavorare sui registri della semplicità e dell’eliminazione di quanto potesse anche solo apparire non strettamente necessario all’esposizione delle opere. I sistemi espositivi e i materiali scelti sono tutti rispondenti a questo criterio, pur valendosi di qualità tecnologicamente idonee e appositamente progettate.

La luce naturale grazie allo scorrimento di pannelli in legno posti davanti alle finestre, può entrare o essere esclusa dagli spazi museali, a seconda delle esigenze espositive.

L’occasione data dalla nuova collezione ha dato la possibilità di ripensare ai percorsi, all’illuminazione e in generale a tutto l’allestimento museale.

Senza nessuna rottura con l’identità del Museo, il nuovo allestimento si è sviluppato nella ricerca di un rinnovamento da attuarsi all’insegna della continuità e della coerenza.

La nuova collezione ha richiesto l’ampliamento degli spazi, ottenuto sia con l’annessione di un locale di circa 30mq, sia riprogettando gli ambienti per meglio sfruttarne le potenzialità espositive, grazie anche all’adozione di un principio di flessibilità, adatto ad un allestimento non fisso, ma facilmente modificabile per creare, a seconda dei quadri esposti, nuovi percorsi e scenari sempre diversi.

E’ così che gli ambienti sono caratterizzati sia dalla presenza di pareti mobili autoportanti (che grazie a ruote nascoste possono essere spostate per creare spazi più o meno ampi), sia dalla progettazione di montanti in ferro, tubolari a sezione tonda che, posti su binari a pavimento e a soffitto, possono scorrere ed essere posti ovunque per tutta la lunghezza delle due sale principali, anche davanti alle finestre, esaudendo tutte le eventuali necessità di variazione della superficie espositiva.

Anche il tema della luce, fondamentale in un museo, è stato affrontato in chiave dinamica: binari magnetici a soffitto garantiscono lo spostamento dei faretti con estrema facilità e immediatezza.

La direttrice del Museo dei Cappuccini di Milano, dottoressa Rosa Giorgi e frate Sergio Ferrari.

La possibilità di una ristrutturazione degli spazi, dovuta alla generosità di un benefattore, ha permesso un proficuo scambio di idee tra due professionalità che da un lato (gli operatori museali) avevano l’esigenza di mantenere forte la personalità già acquisita del Museo dei Cappuccini, e dall’altro (lo studio di architettura) che, meno addentro a questa realtà, presentava una visione di importante rinnovamento.
Solo grazie ad un lavoro di costante confronto si è potuto raggiungere il risultato cui tutti tendevano: un ambiente rinnovato che mantiene il carattere e l’impronta data al Museo dal 2000 ad oggi, e una struttura museale moderna, versatile e accogliente.


LA MADONNA DEL LAZZARETTO
Questa formella con la Madonna detta “delle Candelabre” era un’immagine per la devozione privata. Proveniente dalla bottega fiorentina di Antonio Rossellino (Settignano, Firenze 1427-1478/1481), non si conoscono i motivi del suo trasferimento a Milano. Dopo il 1633 l’opera venne donata ai frati Cappuccini del Convento di Porta Orientale come ringraziamento per il servizio svolto nel Lazzaretto durante gli anni della peste.
Con la chiusura del Convento, la Madonna venne acquisita e custodita da privati cittadini e, intorno al 1920, fu donata ai frati Cappuccini del Convento di viale Piave e collocata nel coro nella chiesa. In seguito ad alcune ristrutturazioni dell’area della chiesa, la Madonna fu trasferita nel deposito del museo e, nel 2007, dopo un delicato intervento di restauro, è stata riportata al suo iniziale splendore.

L’arch. Giuseppe Biscottini e l’arch. John William Valencia, dopo alcune esperienze lavorative in importanti studi milanesi, decidono di collaborare con continuità dal 2017. Lo studio Valencia/Biscottini con sede a Milano, si occupa prevalentemente di progettazione d’interni, uffici e allestimenti museali.

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