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L’esperienza progettuale delle Nuove Chiese – Una “comunità” in cammino

Architetto Caterina Parrello
Direttore Editoriale CHIESA OGGI

Nella recente storia europea il Concorso si è via via radicato sino ad arrivare ad essere non solo una procedura di legge, ma soprattutto una scelta culturale di civiltà, perché è con il Concorso di Progettazione che si realizza direttamente e senza mediazioni la selezione del progetto che, tra quelli presentati, meglio risponde alle esigenze del Committente.

In questo scenario è indubbio che la CHIESA, attraverso l’esperienza dei concorsi avviati in modo sistematico nell’ultimo ventennio, ritorna ad essere il Committente Illuminato alla scoperta dei talenti e a sostegno dell’arte e dell’architettura di qualità, testimoniando che il concorso è la via privilegiata per affrontare il tema della progettazione, perché è uno strumento virtuoso per il confronto tra le idee al fine di ottenere migliore qualità delle proposte presentate, migliore organizzazione del lavoro della committenza, partecipazione estesa alle comunità civili, rappresentando, inoltre, una giusta opportunità culturale per il territorio.

All’inizio degli anni 2000, nel periodo di avvio dell’esperienza concorsuale da parte della CEI per la scelta delle opere da realizzare per la nuova edilizia di culto attraverso l’esperienza dei PROGETTI PILOTA , una parte dell’opinione pubblica e, in alcuni casi la committenza stessa, ha rivolto critiche anche forti ai risultati, giudicando una incerta architettura contemporanea, lontana dall’affermazione dei canoni di riconoscibilità dell’edificio chiesa, e criticando anche i profili dei progettisti/artisti invitati.

In realtà l’architettura contemporanea era spesso carente dei fondamentali aspetti identitari dell’edificio sacro. Infatti occorre ricordare che le Facoltà di Architettura italiane hanno di fatto eliminato, in gran parte, i corsi di storia di architettura sacra negli ultimi 50/70 anni.

Solo di recente il tema storico, sociale e compositivo dell’edificio sacro è tornato a suscitare interesse all’interno dei corsi di studi di alcuni atenei italiani.

Non è inesatto affermare che il rinnovato interesse verso l’architettura sacra sia proprio a seguito delle attività dei concorsi promossi dalla CEI, e che la CEI stessa, oltre ad essere diventata committente consapevole ed evoluto, ha cercato di sostenere il ruolo di guida attraverso lo strumento del concorso.

Scelta del gruppo di lavoro

La CEI seguendo l’esperienza vissuta soprattutto durante gli anni dei primi bandi di concorso (Concorsi per i progetti Pilota delle Nuove Chiese) pur facendo uno sforzo, per affrontare le problematiche legate alla progettazione di un edificio di culto che rispondesse a criteri architettonici, artistici e soprattutto liturgici, tuttavia non riesce a consolidare molti degli aspetti citati, come ad esempio il vincolo di partecipazione alla progettazione di un esperto in liturgia, “liturgista”, e un esperto di arte sacra, “artista”, finalizzato a cercare di creare un sodalizio tra architettura, arte e liturgia.

L’invito rivolto ai progettisti di collaborare con i liturgisti e gli artisti non sempre è risultato di facile attuazione. In alcuni casi il rapporto con l’artista e il liturgista non ha segnato in modo qualificante un vero e proprio contributo progettuale, risultando non adeguato alle aspettative richieste dal bando.

A fronte di questa esperienza, per garantire una reale sinergia tra le varie professionalità, dall’edizione dei concorsi del 2008, diventa per i concorrenti, sia in forma individuale che in gruppo, tassativa la collaborazione di un solo liturgista, licenziato in liturgia, e di almeno un’artista. Introducendo tale vincolo, la CEI fa sì che nasca una collaborazione tra architetti, artisti e liturgisti, esigendo che un aspetto sia fondamentale per l’altro.

Da queste edizioni dei concorsi in poi, che sfoceranno in seguito nel periodo che stiamo attualmente vivendo con i Concorsi Diocesani, tra gli elaborati da consegnare verrà richiesta una planimetria recante l’individuazione degli spazi liturgici e della collocazione dei relativi elementi, a testimonianza di quanto il rito e la celebrazione liturgica sia un aspetto fondamentale dell’architettura sacra. Lo stesso varrà per le opere d’arte presentate che dovranno creare armonia tra architettura, arte e liturgia.

A questa prima fase organizzativa dei concorsi promossi dall’Ufficio Nazionale BCE della CEI, si è poi passati ad una fase successiva sviluppata direttamente dalle diocesi attraverso concorsi indetti in sede locale, e che seguiranno l’esperienza fino ad oggi raggiunta aumentando il coinvolgimento e la responsabilità della comunità locale nel processo di progettazione delle nuove chiese.

E’ chiaro ed evidente che l’eredità acquisita dalle precedenti esperienze sia diventata parte integrante anche nella scelta dei bandi di Concorso per la progettazione dei Nuovi Complessi Parrocchiali.

Ci si è resi consapevoli che il progetto di una Chiesa è un paziente e fecondo laboratorio di pensiero che prende corpo proprio dentro l’ambito della committenza e che vede coinvolte persone e ruoli diversi, il vescovo e i suoi collaboratori, il parroco e la comunità parrocchiale, esperti che possano aiutare ad inquadrare le istanze del territorio, a riflettere e discutere sulla qualità estetica e sulle caratteristiche funzionali dell’edificio di culto.

Il ruolo da Regista è assegnato alla Committenza che deve condividere con il progettista-artista-liturgista le proprie necessità e aspettative per tutta l’intera fase di progettazione, sostenendo incontri formativi e dibattiti di confronto con la comunità che dovrà accogliere il nuovo progetto e che diventa parte integrante del processo in corso.

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