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La progettazione dell’adeguamento liturgico

L’adeguamento liturgico delle Chiese come rinnovamento della vita ecclesiale e cristiana

a cura arch. Alessandro Suppressa

Mons Fausto Tardelli Vescovo di Pistoia

1 – L’adeguamento liturgico è parte integrante della riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II° “nel senso di un impegnativo cammino di rinnovamento della mentalità e della prassi ecclesiale nella celebrazione del mistero di Cristo”; il prossimo anno verranno celebrati i venticinque anni dall’emanazione del documento. Si può fare un bilancio di questa esperienza?

L’adeguamento liturgico delle chiese è stato ed è sicuramente qualcosa di importante per il rinnovamento della vita ecclesiale e cristiana in genere, sulla scia di quanto il Concilio Vaticano II ha indicato. Nella quasi totalità dei casi, esso ha riguardato l’area presbiterale ed ha proceduto, devo dire, con molte luci ma anche qualche ombra. In taluni casi gli interventi hanno avuto esiti positivi, per spirito, concreta realizzazione e anche bellezza. L’assemblea liturgica ha trovato così modo di esprimere la sua realtà di popolo di Dio, convocato dalla sua Parola, unito nella varietà dei carismi, a lode della Trinità e proteso alla missione. Non sempre però la risposta è stata adeguate, talvolta per l’estrema semplificazione del lavoro, eseguito senza che ci fosse un pensiero progettuale valido e approfondito oppure per uno smantellamento indiscriminato dell’esistente o ancora per l’affastellamento di elementi di dubbio gusto. Tra l’altro, purtroppo in diverse chiese, siamo fermi ancora a soluzioni provvisorie che col passare del tempo tendono a cristallizzarsi. Sicuramente nella progettazione dell’adeguamento liturgico è necessario sintonizzarsi col sentire contemporaneo.

2 – La preparazione del progetto di adeguamento dovrebbe costituire un momento importante e unico per promuovere l’identità e l’appartenenza dei fedeli. Sulla base della Sua esperienza quali strumenti possono essere adottati affinchè diventi un vero e proprio “evento ecclesiale” in grado di rappresentare un’occasione di crescita pastorale e di rinnovamento della comunità?

Intanto mi sembra di notare una certa battuta d’arresto nell’opera di adeguamento liturgico. Molte cose sono state già realizzate, anche se magari avrebbero bisogno di qualche sostanzioso ritocco. In altri casi ci si ormai cristallizzati nel provvisorio; forse è venuto anche un po’ meno lo slancio degli inizi. Questo comunque ci può far avviare una fase nuova. Dove l’adeguamento diventa occasione di un cammino ecclesiale che coinvolga e faccia crescere la comunità.
Certamente l’adeguamento dovrebbe essere frutto di un processo condiviso, partecipato anche dalla comunità parrocchiale e non soltanto pensato da un architetto con l’apporto di un liturgista e del parroco; non può essere solo un fatto tecnico, ma dovrebbe divenire occasione di maturazione ecclesiale anche per i fedeli.

3 – Nella ricerca dell’ “eloquenza” delle polarità liturgiche (altare, ambone, cattedra) e nella consapevolezza che lo spazio viene reso sacro dal rito, nei progetti realizzati risulta complesso trovare la misura di tale ricerca. Proprio in virtù della sacralità donata troviamo nelle realizzazioni o un minimalismo formale che si affida a soluzioni materiche oppure veri e propri interventi scultorei carichi di simbolismo e di raffigurazioni antropomorfiche. Non merita, forse, questo tema un maggiore approfondimento in modo da rendere più chiaro e tangibile il concetto stesso di eloquenza?

Negli ultimi decenni possiamo dire che abbiamo vissuto decisamente un periodo di creatività abbastanza sciolta e non sempre è stato un bene, proprio per l’estrema varietà dei risultati che questa ha originato. Soprattutto non sempre si è cercato di focalizzarsi in modo adeguato, pensato e consapevole sulle essenziali e fondamentali polarità liturgiche perché fossero, immediatamente, per l’appunto “eloquenti”. Servirebbe dunque maggiore approfondimento, maggiore studio anche per armonizzare la funzione e le peculiarità dei fuochi liturgici con i luoghi nei quali questi vanno a inserirsi. L’istruzione in materia di adeguamento liturgico delle chiese è stata importante. Credo che sarebbe comunque necessaria una ulteriore e approfondita riflessione che conduca a individuare meglio certi “canoni” che dovrebbero servire da guida perché l’eloquenza del luogo liturgico risulti evidente e sia tale da riuscire ad esprimere non un qualsiasi messaggio ma quello proprio dell’altare/mensa, dell’ambone e della sede.

4 – Le chiese pistoiesi progettate da Michelucci hanno anticipato già nel 1959 i temi conciliari dello spazio sacro e già fervido risultava, in quelle realizzazioni, il rapporto con gli artisti per un progetto iconografico: Nel 1996 nella Diocesi di Pistoia prendeva vita, su scala nazionale, il primo “Regesto delle Chiese Italiane 1 Pistoia” edito dalla Di Baio, proprio a sottolineare il valore della memoria al fine di valorizzare l’enorme patrimonio di edifici sacri presenti sul territorio. In una stagione resa difficile dalle molte crisi in atto e da un lento ma progressivo abbandono di molti edifici sacri, su quali basi può nascere un progetto integrato in grado di ri-valorizzarlo?

Effettivamente il problema che si evidenzia oggi in maniera sempre più tangibile non è tanto quello della realizzazione di nuove chiese; le problematiche più stringenti sono appunto quelle legate a edifici sacri storici, di pregio, unici per le loro peculiarità e per il rapporto con le comunità alle quali si sono legate nei secoli che però non sono più utilizzabili per l’azione liturgica e di fatto sono abbandonato. Anche il censimento degli edifici di culto voluto della CEI, va nella direzione di una conoscenza capillare dei beni architettonici ecclesiastici. Ma il vero problema in molti casi è come conciliare i grandi sforzi, anche economici, fatti per il recupero e la salvaguardia di complessi parrocchiali e chiese, con la loro futura destinazione. Mi vengono alla mente due casi della mia diocesi: la chiesa del Carmine già restaurata e quella della SS.a Annunziata, in via di restauro. Antiche, belle, ma non più necessarie per il culto. Ritengo che su queste problematiche occorrerebbe una riflessione approfondita.

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