Un progetto dedicato ai bisogni della comunità. Inizialmente pensato per ospitare un edificio di culto, in seguito è stato progettato per accogliere gli uffici della Caritas diocesana, del Consultorio diocesano “Camilla Pio” e i locali residenziali per padri separati che si trovano in stato di necessità. All’interno si trova una piccola cappella divenuta punto di riferimento per il quartiere dove sorge
Animare la comunità
Dal punto di vista sociale la Caritas diocesana di Carpi ha svolto negli anni un’approfondita analisi sull’emergenza abitativa nel territorio ed ha intrapreso un articolato percorso, coinvolgendo cooperative sociali, onlus e centri diocesani.
I progetti già avviati sul territorio diocesano sono tanti e in particolare, per la risposta al disagio abitativo, sono state strutturate una casa per l’accoglienza di nuclei familiari e una casa con più appartamenti per l’accoglienza di donne in difficoltà.
In continuità con il percorso intrapreso, la nuova costruzione, denominata Cittadella della Carità, è nata per dare risposta ad un bisogno ancora irrisolto, l’accoglienza di uomini adulti senza fissa dimora.
L’idea progettuale perseguita per realizzare l’accoglienza evita soluzioni spersonalizzanti come i dormitori con molti posti letti. Considerate le dimensioni della Diocesi e partendo dal numero di situazioni di adulti in difficoltà intercettato negli ultimi anni, si è scelta una ricettività di 6 posti letto.
Un numero limitato che permette di assicurare un accompagnamento educativo personalizzato agli uomini accolti, affinché il progetto non si limiti a fornire un posto letto, ma possa offrire un’opportunità di promozione umana e accompagnamento verso l’autonomia.
La gestione della nuova risorsa e del lavoro educativo realizzato ricade sulla Fondazione Caritas Odoardo e Maria Focherini.
Al bisogno di una risposta per gli uomini adulti si è aggiunta la necessità, per la Caritas diocesana, di una sede in cui realizzare il proprio operato quotidiano. La sede della Caritas diocesana, danneggiata dal sisma del 2012, sarebbe risultata comunque insufficiente rispetto alle esigenze dell’ufficio diocesano, aumentato di organico in quanto negli ultimi anni, grazie al costante supporto di Caritas Italiana, ha visto aumentare le attività e la complessità della propria presenza sul territorio.
Al piano terra del nuovo immobile, oltre alla sede della Caritas diocesana, si è scelto di collocare il Consultorio Familiare diocesano. La prossimità dei due servizi facilita la collaborazione, permettendo la realizzazione di percorsi congiunti a sostegno delle famiglie e dei singoli che si rivolgono alla Diocesi in cerca di aiuto.
Al primo piano, con un ingresso autonomo, si colloca l’appartamento per l’ospitalità degli uomini adulti accolti, organizzati in due camere doppie e due singole. Anche l’area verde esterna è stata oggetto di una riqualificazione, con aiuole, percorsi pedonali e nuove attrezzature per il gioco dei bambini, mirando a rendere lo spazio una risorsa per tutta la comunità di quartiere. Già la presenza della cappella, aperta alla cittadinanza, mira a coinvolgere la popolazione residente e a offrire uno spazio da vivere e condividere.
Inserimento nel contesto
Dal punto di vista urbanistico il lotto, destinato a servizi religiosi, faceva parte di un Piano Particolareggiato di iniziativa privata che ha visto la completa edificazione delle aree adiacenti, comprese tra via Vecchi, via Mozart e via Nuova Ponente, negli anni 2001/2006, con fabbricati ad uso residenziale, commerciale e terziario.
L’intervento nasce da un’analisi urbana sulla consistenza del costruito nell’immediato contesto e quindi dalla volontà di dare completamento nelle forme e nei volumi agli edifici esistenti, disposti a corte aperta intorno a uno spazio verde di uso pubblico.
Il nuovo fabbricato sorge verso sud, parallelamente a via O. Vecchi e allineato planimetricamente con i restanti corpi edilizi, che costituiscono la corte, nel tentativo di instaurare con essi un dialogo.
Si identifica chiaramente un volume al piano terra che si piega verso ovest e si innalza fino ad una altezza di 9 m. e un volume al piano primo, un parallelepipedo leggermente sfalsato rispetto al sottostante. L’altezza totale della nuova costruzione è più contenuta degli edifici circostanti.
Geometria, materiali e destinazioni d’uso
Al piano terra trovano distribuzione ambienti diversi: da ovest, si accede a un piccolo spazio consacrato, una cappella a doppio volume; da sud si accede tramite porticato ad un atrio comune e quindi agli uffici del Consultorio e della Caritas Diocesana; a nord si colloca il blocco servizi, con magazzino, locale tecnico e l’accesso al vano scale che conduce al piano superiore.
Al piano primo si ricavano gli spazi per una “residenza speciale”. Una abitazione con zona giorno al centro, due bagni e quattro camere da letto con logge verso sud, adatta ad ospitare il progetto sociale di accoglienza per uomini adulti senza fissa dimora.
L’edificio adotta un sistema costruttivo con telaio e setti in cemento armato. Il trattamento superficiale delle pareti esterne è stato differenziato nel rispetto dei volumi descritti e per una immediata lettura delle funzioni che ospitano: l’abitazione sociale del piano primo ha tamponamento in pannelli Xlam, con cappotto esterno intonacato e tinteggiato; la cappella e gli uffici del piano terra mantengono esternamente visibile la struttura delle pareti in calcestruzzo pigmentato, materiale genuino, la cui espressione materica non viene mascherata o corretta in quanto mezzo ideale per esprimere l’idea di massa, di solidità e di forza.
La cappella – spazio interno, esterno e arredi
La cappella è un piccolo spazio consacrato, non una chiesa; si è ritenuto in ogni caso importante valorizzarla, in modo tale che possa orientare, organizzare e qualificare gli spazi esterni circostanti, e divenire punto di riferimento per il quartiere in cui sorge.
La cappella, ruvida e materica, dalle linee astratte e contemporanee, viene ingentilita con la collocazione di una porta sul fronte di accesso rivolto a ovest. Una struttura metallica di grandi dimensioni ma leggera, composta da pannelli in lamiera di alluminio forata su disegno, che filtra la luce. La porta si impacchetta lateralmente per dare accesso al piccolo ambiente e per estendere lo spazio interno verso l’area esterna, in modo tale da ospitare celebrazioni per gruppi numerosi (d’altra parte, come suggeriscono le linee guida della CEI per “la progettazione di nuove chiese”, una valida e concreta interpretazione dei rapporti interno-esterno ed edificio-contesto costituisce una delle acquisizioni più importanti della coscienza critica
dell’architettura contemporanea).
A questo tema concorre anche la cura posta nella sistemazione dell’area circostante e in modo particolare la realizzazione di un piano continuo tra interno ed esterno, che richiama uno spazio sacro dall’impianto basilicale, sviluppato su un’assialità longitudinale da ovest verso est.
Seguendo lo stesso richiamo ai tradizionali spazi architettonici per il culto, la pavimentazione è realizzata in lastre di travertino romano, ed è attrezzata nella porzione esterna con alcune sedute monolitiche, della stessa pietra, distribuite lungo le tre navate come dei banchi tradizionali.
Lo spazio interno è molto raccolto e di piccole dimensioni (29 mq di superficie); lo sviluppo prevalente delle linee è rivolto alla verticalità e l’ambiente risulta austero, stretto e alto. Le superfici sono spoglie e trasmettono solidità e semplicità.
La luce naturale gioca un ruolo fondamentale: sul fronte est una sequenza di finestrelle sulla massima altezza permettono alla luce di filtrare dall’alto verso il basso nelle ore della mattina; sul fronte ovest la grande porta microforata definisce giochi di luce in movimento durante le ore pomeridiane.
L’arredo della cappella è organizzato secondo una logica unitaria, l’orientamento di base è rivolto alla verità, all’autenticità delle forme e a una nobile semplicità piuttosto che al fasto (come suggeriscono le linee guida della CEI per “la progettazione di nuove chiese”).
L’altare è il punto centrale, ben visibile e solido. Un parallelepipedo con zoccolo in travertino in continuità con la pavimentazione e corpo emergente in calcestruzzo a vista levigato, impreziosito con l’aggiunta di inerti colorati e ossidi. Nel getto dell’altare è stata inserita la prima pietra, benedetta da Papa Francesco durante la visita a Carpi del 2 Aprile 2017.
L’immagine della Beata Vergine è un dipinto realizzato in loco e non applicato; rappresenta un volto gentile che indirizza lo sguardo verso la luce. La tecnica di realizzazione trae ispirazione dal mondo dei Writers e dal fenomeno socio-culturale del graffitismo urbano, utilizzando quindi spray di vernice acrilica direttamente sul muro di cemento.
L’edificio è stato inaugurato il 25/06/2018 alla presenza di Don Francesco Soddu Direttore Caritas Italiana e Don Valerio Pennasso Direttore Ufficio Nazionale per i beni Culturali Ecclesiali e la nuova edilizia di Culto della CEI.
L’impegno a recuperare le strutture religiose e pastorali distrutte dal terremoto del 2012, non ha impedito alla Diocesi di prestare attenzione alle situazioni di povertà e di sofferenza di tanti fratelli e sorelle. A questo scopo nel 2013, in qualità di Vescovo di Carpi, ho istituito la fondazione “Fides et Labor” per finanziare progetti imprenditoriali di giovani; nel 2015 sono state inaugurate due case di ospitalità, destinate ad accogliere una nuclei familiari e l’altra mamme con bambini e donne sole.
Il lotto di via O. Vecchi, di proprietà della Diocesi, doveva originariamente ospitare un luogo di culto. I tempi sono cambiati ed ho preferito destinare questo spazio ad accogliere la “Cittadella della Carità”, una costruzione realizzata in soli 13 mesi e inaugurata il 25 maggio 2018.
Si tratta di una struttura nella quale trovano ospitalità gli uffici della Caritas diocesana, del Consultorio diocesano “Camilla Pio” e i locali per accogliere padri separati che si trovano in stato di necessità. L’attenzione ai poveri e ai più deboli appartiene alla missione e alla storia della Chiesa. I poveri – diceva il diacono San Lorenzo – sono il tesoro della Chiesa la quale da sempre mostra grande creatività nel trovare risposte alle necessità emergenti della società e nel farsi carico, come il buon samaritano, del fratello che soffre.
Questa Cittadella, la cui prima pietra è stata benedetta da Papa Francesco nella sua storica visita pastorale a Carpi del 2 aprile 2017, si inserisce nella secolare tradizione caritativa della Diocesi di Carpi, che ha trovato la sua espressione più alta nel Beato Odoardo Focherini, il quale ha saputo tradurre il suo amore per Cristo nell’aiuto concreto ai fratelli, fino al martirio. È per questo motivo che la Cittadella della Carità è intitolata a questa nobile figura ed alla sua amata consorte Maria. Entrambi, seppur con modalità diverse, ci hanno lasciato un’eredità spirituale che ci sprona ad imitarne la testimonianza.
Federica Gozzi architetto
Nel 2004 si laurea in Architettura al Politecnico di Milano, presentando una tesi in Museografia sulla casa di Enzo Ferrari a Modena. Dopo partecipazioni universitarie ed esperienze professionali all’estero, tra le quali la collaborazione con lo studio EMBT di Barcellona, nel 2006 fissa la propria sede professionale a Modena.
Marco Soglia ingegnere
Nel 1998 si laurea all’Università di Bologna in Ingegneria Edile. Collabora continuativamente con uno studio di ingegneria di Imola e colloca la propria sede professionale a Dozza (BO), dove tuttora svolge la libera professione, con attività rivolte a progettazione strutturale ed architettonica, direzione lavori, contabilità, rilievi, pratiche edilizie.
Cittadella della Carità dedicata alla memoria del Beato Odoardo Focherini nuova costruzione per uffici caritas e social housing
Proprietà: Diocesi di Carpi
Progetto e d.l. architettonico:
arch. Federica Gozzi
Progetto e d.l. strutturale:
ing. Marco Soglia
Progettista impianti meccanici:
P.I. William Bosi
Progettista impianti elettrici:
ing. Roberto Fiolo
Coordinamento per la sicurezza: geom. Nicola Mistrorigo
Modelli e rendering: Graficamente
Fotografie: arch. Federica Gozzi
Finanziato da fondi CEI 8 per mille, da Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi e da fondi della diocesi di Carpi