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DOM MUSEUM VIENNA

Accanto al Duomo di Santo Stefano, il museo diocesano che ospita tesori di arte sacra, oggetti liturgici e molto altro rinasce sotto la maestria progettuale dell’architetto Boris Podrecca e la sapiente direzione del cardinale Christoph Schonborn

Il Cardinale Christoph Schonborn e l’architetto Boris Podrecca.

L’edificio di fronte alla facciata della Cattedrale di Santo Stefano è sempre stata la casa dei vescovi e dei canonici viennesi. L’attuale struttura risale alla metà del XIX secolo e già nel 1973, ospitò al primo piano il Museo del Duomo con l’accesso poco appariscente perché confinato nel cortile interno.
Con l’attuale ristrutturazione, progettata da Boris Podrecca, il museo è ora presente vivo sulla Stephansplatz. Il passaggio al cortile è stato trasformato in un corridoio collegamento trasparente.
Il nuovo foyer si apre sulla piazza e presenta – ben visibile dall’esterno – una grande scala a chiocciola: scintillante scultura in metallo grigio, che taglia lo spazio verticalmente, e si avvolge in un cilindro nel vetro.

La presenza dell’ascensore, quasi simbolicamente, incarna il nuovo asse dalla città e la piazza verso il “mondo sotterraneo” degli spogliatoi/laboratori e servizi di tecnologia – e fino al “mondo superiore” del museo. Il progetto architettonico “figura serpentinata”, si eleva liberamente all’interno del quartiere murato, che si apre su due piani, con fasce luminose integrate che accentuano la torsione.

Una volta in cima si entra in un ponte di vetro. L’ingresso al museo conduce ad una soglia progettualmente contrassegnata. Mentre tutte le pareti intermedie sono state rimosse da entrambi i lati della scala e sostituite da balaustre in vetro, il campo visivo si allarga e si svolge in orizzontale.

Sulla destra si trova un piccolo salotto incorniciato da documenti della collezione d’arte d’avanguardia austriaca creata dopo il 1945 da Monsignor Otto Mauer, il leggendario direttore della “Galerie nächst St. Stephan”. Il visitatore quindi procede nelle stanze delle mostre temporanee lungo il cortile interno dove si trovano i tesori della cattedrale. Le vetrine nelle scale ricche di ostensori, calici e ornati accolgono all’ingresso. Una breve passeggiata conduce alla ex cappella, che espone sculture e preziose pale d’altare, e poi si procede alle sale dedicate all’arciduca Rodolfo IV. Rodolfo IV fu il visionario “fondatore” dell’estensione gotica di Santo Stefano con la navata, la torre sud e quella nord.

L’Arciduca fondò l’Università di Vienna e nel 1359 il capitolo metropolitano di Santo Stefano. In questa sala del tesoro, le nicchie delle finestre hanno schermi con bacheche climatizzate – vetrine per oggetti diversi, illuminate internamente.

Il clou della sequenza è la stanza con la Sindone e il ritratto di Rodolfo IV.
Attraverso il sacrario di vetro in posizione centrale il famoso dipinto di Rodolfo appare come un punto di fuga, sullo sfondo.

Dopo la rimozione dei primi divisori, è stato creato uno spazio longitudinale variamente versatile. Le finestre preesistenti sono stati restaurate. L’architetto Boris Podrecca e il direttore del museo hanno deciso di non porre pareti divisorie per lasciare intatto lo spazio in lunghezza e per modificare le disposizioni a seconda delle variabili delle esposizioni.

La luce del giorno può essere regolata da scuri alle finestre. La Luce artificiale, realizzata con faretti su binari a soffitto opportunamente collocati, è a servizio delle esposizioni di volta in volta adattabile.

Il rivestimento senza fughe del pavimento è “terreno” di collegamento tra galleria, tesoro e atrio. L’iconica scala a chiocciola si affaccia sul portale del museo: membrana di vetro tra profano e sacrario – una finestra aperta.

Come nella pittura e nell’architettura, “la finestra aperta” – e la scena prospettica, sono la volta della visione del mondo teocentrico alla concezione antropocentrica dello spazio e del mondo. Il portale come iniziazione, scala a chiocciola come rapimento verticale, gli spazi museali come percorso orizzontale.

Otto Kapfinger

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