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Una Summer School a Rimini per la valorizzazione del Patrimonio dei Beni Culturali Ecclesiastici

Arch. Jonny Farabegoli 

All’interno del percorso formativo della Scuola di Alta Formazione (SAF) in Arte Sacra e Turismo Culturale-Religioso, promossa dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose “A.Marvelli” delle diocesi di Rimini e San Marino – Montefeltro, e in collaborazione con l’Abbazia di Santa Maria Annunziata Nuova di Scolca, viene proposta, a Rimini, l’attivazione di una speciale Summer School, nelle giornate di venerdì 15 e sabato 16 settembre, dal titolo “Arte sacra, patrimonio di comunità. Conoscenza, valorizzazione e fruizione dei Beni Culturali Ecclesiali” che prevede l’interazione dinamica di diverse metodologie comunicative, in particolare seminari di ricerca e tavole rotonde per un più ampio confronto con esperienze particolarmente virtuose provenienti da diversi contesti italiani.

Facciata della Basilica Cattedrale – Tempio Malatestiano di Rimini (Archivio Fotografico Diocesi di Rimini) 

In continuità con quanto già avviato negli ultimi dieci anni presso l’Istituto Superiore di Scienze religiose “A.Marvelli”, con l’intensa attività didattica e la promozione di percorsi ricerca finalizzati allo studio e alla valorizzazione del patrimonio culturale ecclesiastico (sotto il profilo teologico, liturgico, sapienziale e storico-critico) l’attenzione di questa iniziativa intende concentrarsi, in particolare, sulla valorizzazione dei Beni Culturali Ecclesiali come vero e proprio Patrimonio di Comunità, nella convinzione che solo in una prospettiva ampia e istituzionale tale processo di valorizzazione possa essere possibile e fecondo.

L’obiettivo di fondo rimane quello di promuovere una rinnovata riflessione sulla tutela e valorizzazione di un patrimonio culturale molto spesso segnato da criticità, quali incuria e abbandono, ma anche dalla progressiva perdita di quei “significati” – specificatamente teologico, spirituale, culturale, sociale ed etico – che ne caratterizzano la radice identitaria.

Non va dimenticato che nell’insieme il patrimonio dei beni culturali ecclesiastici costituisce almeno i 2/3 dell’intero patrimonio nazionale e questo non può non richiamare ad un più alto grado di responsabilità, non solo per una più efficace tutela e conservazione, ma più specificatamente per una più mirata valorizzazione con l’intento di allargarne le potenzialità comunicative, al fine così di mettere a frutto ciò che da questo patrimonio può nascere, come la ricchezza di valori e la sua capacità di generare una vera e propria rete di relazioni culturali.

Per questo, occorre “custodire” questa mirabile memoria e bellezza nell’orizzonte di una più ampia prospettiva futura, «con coraggio e larghezza di vedute, superando atteggiamenti di passività e di scoraggiamento» (CEI, I beni culturali della Chiesa in Italia. Orientamenti, 1993).

Per misurarsi con questa sfida, molto ardua, occorre mettere in atto sia una specifica formazione, sia l’elaborazione di una visione culturale strategica che sappia tenere insieme conoscenza, valorizzazione e fruizione in una “progettualità” tesa a rilanciare un’educazione alla bellezza come bene comune, presupposto anche di una diversa considerazione del turismo religioso e culturale. 

Piero della Francesca, Sigismondo Pandolfo Malatesta inginocchiato davanti a San Sigismondo, 1450, Basilica Cattedrale – Tempio Malatestiano di Rimini (Archivio Fotografico Diocesi di Rimini) 

Cruciale appare quindi la necessità di riflettere su buone pratiche in una prospettiva olistica e non settoriale, riservando ampio spazio al confronto con le diverse esperienze e metodologie più innovative messe in atto negli ultimi anni nei diversi contesti territoriali e regionali.

Per questo l’attività seminariale cercherà di affrontare, con il coinvolgimento di referenti istituzionali sia in abito civile sia in ambito ecclesiastico, alcuni nodi di particolare interesse, quali: l’importanza del dialogo tra le diverse istituzioni per una gestione “integrata” dei beni, l’incombente fenomeno della “fragilità” di un patrimonio sempre più soggetto a processi di dismissione, finanche il ruolo del patrimonio museale ecclesiastico come straordinario “ponte”, e “presidio culturale”, per introdurre al mirabile patrimonio culturale – e alla sua ricca simbologia – tutti coloro che di fatto frequentano poco i luoghi di culto, dimostrandosi così un’istituzione importante per la stessa vita della Chiesa. 


Johnny Farabegoli, architetto, è responsabile dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Rimini e coordinatore della Scuola di Alta Formazione in Arte Sacra e Turismo Culturale e Religioso presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Alberto Marvelli” delle Diocesi di Rimini e San Marino-Montefeltro, dove tiene i corsi di Architettura e liturgia e di Storia e spiritualità del pellegrinaggio. Attualmente è anche presidente della Commissione beni storico-architettonici e cultura del paesaggio dell’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Rimini all’interno del quale ricopre la carica di Consigliere Segretario. Tra le sue pubblicazione: Architettura, Arte e Teologia. Il simbolismo della luce nello spazio liturgico (Pazzini, 2013); Architettura come teologia dello spazio (in AA.VV., Campli. Indagini sul patrimonio culturale, RCE, 2017), L’Umanesimo cristiano del Tempio Malatestiano. Percorsi di riscoperta artistica, teologica e sapienziale (Minerva, 2018); L’arte sacra nella vita della Chiesa (in «Rivista di Teologia dell’Evangelizzazione», n. 51, EDB, 2022).

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