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L’Invenzione dell’Unicità – “BORGO+ Vittoria la Città dei Ragazzi”

Enzo Calabrese

Le cose sono di tutti e tutti devono essere nelle cose. 

Questo mio pensiero, fisso nella mente, è per me oramai divenuto un principio. Il suo significato profondo mi accompagna ovunque. Con questo stesso principio mi sono avvicinato in punta di piedi al progetto di Anna Bergami, della sua ODV e dei volontari che ne permettono ogni giorno l’esistenza, “Vittoria la Città dei Ragazzi”.

Quando ci siamo incontrati per la prima volta, fu nel mio studio, all’incirca nel luglio 2022. Ricordo che con umiltà e gentilezza questa donna, allora ottantenne, tenace e forte come poche persone, era venuta a chiedermi aiuto. Un aiuto che consisteva nel mettere a disposizione di un suo sogno il mio presunto sapere in architettura e la mia energia. Parlò prima dei ragazzi con neuro-diversità presenti nella sua ODV, dagli autistici a tutti gli altri; del problema del loro essere diversamente abili e per questo senza un’attività lavorativa e sociale che li includesse in qualche modo negli ingranaggi di un sistema sociale spesso esclusivo e per questo da lei ritenuto difettoso; del dramma del “dopo di noi” che vivono i loro genitori nel vedere se stessi invecchiare e i loro figli crescere senza un futuro; della OdV creata da lei, bolognese, ad Alanno, un piccolo borgo abruzzese della provincia di Pescara, dove aveva vissuto per via del lavoro del marito; degli enormi sacrifici fisici ed economici sostenuti e da sostenere. Mi parlò anche di tanto altro. 

Era riuscita a vincere enormi battaglie, a sconfiggere lo scetticismo di chi le aveva provate tutte senza ricevere ascolto, a trovare volontari, a ottenere dalle amministrazioni comunali e provinciali vecchie strutture non più utilizzate; a ristrutturarle attraverso fondi donati da pochi generosi; a fare convenzioni con le Asl e con altri enti; a ottenere contributi economici e finanche a metterne di tasca propria pagando dei mutui.  “È un sogno, ed io sono una sognatrice” (mi disse alla fine). Che bello sarebbe riuscire a creare addirittura una cittadella che potesse essere focalizzata su svariati bisogni sociali, con un raggio d’azione che vada dalla cura degli anziani sia a persone con neuro-diversità”.

Ero perplesso e affascinato, ma contemporaneamente frustrato dal non sapere come non tradire le sue attese. Fu così che mi venne l’idea: proporre a dieci ragazzi del mio Laboratorio di Laurea, di affrontare la tesi lavorando tutti su un unico progetto, fino ai suoi dettagli, affinché fosse realizzabile. Nel Laboratorio avremmo simulato un vero e proprio studio di architettura, nel quale i compiti sarebbero stati distribuiti, in modo tale che io, oltre ad essere il Relatore, avrei ricoperto la figura del Senior Architect, che avrebbe guidato e coordinato un team di dieci Junior Architects (i dieci laureandi appunto).

Il gruppo avrebbe lavorato sul progetto di un villaggio residenziale adiacente al borgo di Alanno, la cui peculiarità sarebbe stata quella di prevedere al suo interno, l’integrazione e la messa a sistema di tutta una serie di destinazioni d’uso finalizzate a realizzare un mixed use a forte input inclusivo. 

Lo avremmo chiamato “Borgo+ Vittoria la Città dei Ragazzi”. Sarebbe stato per sempre il ritrovo spontaneo di tutti: di quelli cui la vita ha dato abilità diverse, come di chi crede nella cultura del rispetto e della condivisione di quanto, ognuno, possa fare per l’altro. 

Luogo per la bellezza e la vita. La sensibilità e la cultura predisposta all’inclusione. Con la convinzione che questa non esiste se non si realizza il concetto del reciproco scambio, fatto di attenzioni, di aiuto e rispetto, cura e socialità e lavoro. Non un ghetto, ma al contrario un insieme di umanità il cui mix sociale creasse un nuovo tipo di polis per un diverso genere di abitante, antropologicamente evoluto, che vivesse tutto questo come un fatto naturale. 

Hannah Arendt nel suo The human Condition, afferma l’importanza della sfera pubblica come luogo privilegiato per la formazione del cittadino come protagonista della vita sociale e politica in tutta la ricchezza delle sue manifestazioni, secondo il modello della polis greca. 

“L’azione, la sola attività che metta in rapporto diretto gli uomini senza la mediazione di cose materiali, corrisponde alla condizione umana della pluralità, al fatto che gli uomini, e non l’Uomo, vivono sulla terra e abitano il mondo.” Ecco, l’obiettivo era di cercare nuove forme di integrazione e inclusione non meramente retoriche o funzionali, ma sociali e culturali.

Da qui l’idea di mettere a fattor comune, i valori espressi dal concetto della “Life for All”, intesa come la possibilità d’integrazione delle diversità, delle disabilità nel lavoro di tutti i giorni, e della longevità delle persone fragili, rendendo la vita attiva “viva”, attraverso l’utilità sociale, possibile solo se si riprendono i valori intergenerazionali. Tali valori, se intesi come risorsa della cultura del limite, della fragilità, trovano concreta applicazione nella visione del modello “Vittoria La Città dei Ragazzi” gestita e animata da un’ONLUS con una lunga esperienza nell’accoglienza e risocializzazione di persone fragili.

Per rendere tutto questo possibile, il progetto doveva porsi questioni diverse da quelle che l’architettura è solita affrontare. L’obiettivo?  Quello di pensare a un’architettura che fosse un vero e proprio laboratorio sociale, aperto al territorio, dove esercitarsi a vivere in armonia. Un luogo d’inclusione, sussidiarietà, solidarietà che coinvolgesse tutti i soggetti a iniziare dalle giovani generazioni. Proprio come indicato nel decalogo dell’ONLUS da cui il progetto ha preso il nome. Vittoria la Città dei Ragazzi, grazie alla collaborazione con il Laboratorio di Tesi da me condotto, e al Dipartimento di Architettura di Pescara, ora poteva finalmente aprirsi a progetti ambiziosi, il cui obiettivo finale sarebbe stato la realizzazione del sogno di Anna Bergami: far si che il Progetto “Borgo+ Vittoria la Città dei Ragazzi” divenisse realtà.

Le condizioni preliminari del progetto sono state pensate per mettere appunto un “modello di approccio” (non un metodo) ripetibile, ma la sua messa in forma, la sua realizzabilità nella sperimentazione che abbiamo compiuto, deve molto al bellissimo Borgo di Alanno, dove tutto è nato. Se il modello funziona, allora potrà arrivare ovunque sia possibile, ovunque sarà necessario, ovunque ci sia qualcuno che aiuti a renderlo reale. 

Puntando a essere un modello di Infrastruttura per la Coesione Sociale, Borgo+ si fonda sulla convinzione che l’inclusione delle abilità differenti e della longevità, possa essere una direttrice fondante per realizzare progetti di vita per soggetti fragili di ogni età, specialmente nella prima e terza delle età (le fasce di popolazione oggi più fragili e meno tutelate), configurandosi quindi come un format urbanistico, architettonico, sociale, multidimensionale in cui convivono: 

– strutture sociosanitarie finalizzate all’accoglienza e alla riabilitazione a vari livelli; 

– strutture residenziali, pensate per l’accompagnamento delle persone fragili in una nuova comunità di riferimento; 

– strutture educative, culturali e ricreative ispirate nel loro operare dai valori del nuovo Umanesimo della Fragilità; 

– un progetto urbano che renda possibile la convivenza di tutto questo.

L’idea di Borgo+ è far nascere una creatura diversa da tutte le altre, un progetto che mette insieme, in una visione “olistica” diverse discipline oltre la progettazione architettonica pura, come tra l’altro dovrebbe sempre essere. Discipline legate alla percezione del paesaggio, al benessere ambientale, alla condizione degli individui e dei luoghi nella psicologia di comunità, alla qualità della vita e la salute in riferimento ad aspetti contestuali e socioculturali, compresa la prospettiva di genere, alla salute, benessere, qualità della vita e felicità, alla mobilità semplificata, al benessere climatico indotto, agli effetti delle qualità spaziali, del colore, dei materiali, sulla psiche… e così via. Il progetto, in sintesi, affronta i temi in oggetto secondo una prospettiva ecologico-sistemica volta ad analizzare le complesse relazioni tra individuo e luogo.

Durante i periodi di ricerca e progettazione, molto interessanti sono stati in tal senso, gli input derivanti dallo studio di alcune di queste discipline, alcune delle quali da poco si affacciano a campi diversi da quello specifico in cui lavorano, divenendo immediatamente parte fondante del complesso iter progettuale. Una di queste in particolare, la “Biofilia”, adatto a un progetto con finalità come quelle che caratterizzano Borgo+, per la sua capacità di mediare tra i diversi processi compositivi del progetto di architettura. 

Biofilia è una parola coniata dallo psicologo Eric Fromm e resa popolare per la prima volta dal biologo Edward O. Wilson negli anni ’80: letteralmente significa “amore per la vita” e definisce l’impulso degli esseri umani ad affiliarsi ad altre forme di vita. Secondo lo scienziato e divulgatore americano, la natura è per le persone un bisogno primario, strumentale alla salute fisica e mentale quindi al benessere. Questo perché la storia evolutiva dell’essere umano è stata una risposta adattativa al mondo naturale. L’uomo ha bisogno della natura per stare bene.

Il problema è che l’odierno habitat dove oggi viviamo il 90% del nostro tempo, è in gran parte costruito. Con lo scopo di migliorare le prestazioni e il benessere delle persone che occupano gli spazi, sempre più progettisti stanno riprendendo la teoria di Wilson, impiegandola nella progettazione architettonica e d’interni. È lo stesso scienziato ad avere individuato molte precise caratteristiche spaziali dei luoghi dove gli esseri umani sono propensi a vivere o lavorare: posizione sopraelevata con ampia visuale; vicinanza con spazi verdi punteggiati da alberi; la presenza di distese o corsi d’acqua.

La Biofilia in questo senso è intesa come “l’innata tendenza a concentrare la nostra attenzione sulle forme di vita e su tutto ciò che le ricorda e, in alcune circostanze, ad affiliarvisi emotivamente”. 

Il progetto Borgo+ ha come obiettivo quello di rappresentare un “landmark identitario” nel complesso tema dello sviluppo dei progetti inclusivi, che s’inserisce e costruisce relazioni con il territorio circostante. L’intervento avvalora le caratteristiche positive della vita dei borghi (socialità, inter-scambio, aiuto reciproco, ridotta presenza di pressioni ambientali e sociali) e mitiga quelle negative (come l’inaccessibilità per alcuni e la mancanza di servizi) attraverso la messa a fattor comune di tutti gli elementi e le suggestioni descritte all’inizio di questo ragionamento. La particolare orografia del terreno ha reso semplice dare un’identità netta all’architettura, che si articola disegnando un lungo percorso/rampa, che dal Borgo di Alanno si svolge su grandi terrazzamenti, rimodellando il terreno e ospitando al di sotto gli spazi destinati sia ad abitazioni che alla grande quantità di servizi a disposizione.

Nel fare questo, si è posta grande attenzione a una serie di aspetti alcuni dei quali sono riportati di seguito:

– alta qualità degli spazi considerando gli innumerevoli contributi provenienti dalle discipline che trattano il rapporto uomo/ambiente/habitat; 

– le esigenze del mix funzionale, intese come un’idea di “polis” nella quale in primo piano ci siano tutti i cittadini, le loro libertà, accomunate dalle loro differenze e dal principio della reciproca assistenza; 

– utilizzo di sistemi costruttivi finalizzati alla sostenibilità e qualità ambientale; 

– gestione intelligente degli impianti e della manutenzione finalizzata all’economia;

– sistemi off-grid evoluti ed integrati (solare, geotermico, eolico) per la produzione di energia pulita;

Tutte le residenze, così come gli spazi a servizio delle stesse, sono pensate per avere sempre la possibilità del doppio affaccio, facilitando in questo modo la ventilazione naturale. Si è pensato di privilegiare, con l’affaccio principale, il rapporto relazionale con la comunità residente, mentre con l’affaccio secondario viene privilegiata la privacy attraverso la realizzazione di piccoli patii ipogei retrostanti. Tutto il progetto è pensato come un lungo percorso a terrazzamenti, che con una pendenza del 4% è di facile percorribilità per tutti. 

Si cammina in pratica sui tetti degli spazi sottostanti, trovando lungo il percorso orti con colture sperimentali che sarebbero curate e lavorate dagli stessi residenti, prevedendo la possibilità di collaborazione con il vicinissimo e importante istituto agrario. 

L’idea costruttiva è in realtà molto semplice:

  • – la struttura principale è un ibrido acciaio, cemento legno;
  • – su questa si poggiano dei solai a vasca prefabbricati, che hanno molteplici ruoli: 
  • – essere la struttura su cui si sviluppano i percorsi;
  • – portare la terra destinata alla coltura degli orti;
  • – portare tutta l’infrastrutturazione elettrica, idronica, aeraulica, di segnale;
  • – la divisione modulare delle residenze avviene attraverso pareti stampate in terra cruda, non portanti, placcate sui due lati della struttura verticale, e in grado di ospitare parte degli incassi per gli arredi, ottimizzando in questo modo l’uso dello spazio;
  • – chiudono il fronte e il retro delle semplici vetrate a scorrimento;

L’energia prodotta dall’integrazione dei vari sistemi, fotovoltaico, eolico, geotermico (quest’ultimo in particolare offre i risultati maggiori in termini di soddisfazione del fabbisogno), è accumulata con una serie di pile a sabbia, poste all’interno di un iconico silos, realizzato in vece di quello esistente, e in grado di distribuire nel tempo l’energia prodotta a integrazione di quella fornita dalla rete. 

Il progetto nel suo sviluppo a terrazze inclinate, restituisce un’immagine dai forti connotati, in grado di riferirsi, sia alla tradizione tipica dei muri di contenimento dei tornanti di collina, che ad una forte poeticità e qualità ambientale e spaziale .  

Il risultato è di una forte integrazione con il territorio, restituendo un esempio di come ci possa essere possibilità di evoluzione nell’espansione di un Borgo, partendo da un progetto di suolo, di spazi e di comunità.

Borgo+ sarebbe così una struttura unica, forse. Una volta realizzato ospiterebbe, famiglie al cui interno vi siano soggetti fragili, anziani e bambini, giovani coppie di operatori, borsisti e stagisti provenienti da tutte le parti d’Italia e dall’estero… organizzerebbe attività culturali e assistenza ai più deboli, coniugherebbe l’esperienza dei nonni con la fame di vita dei più piccoli e dei più fragili, non facendo più nessun tipo di distinzione. Un esperimento sociale architettonico e rigenerativo per il futuro. 

“Inventare l’unicità” di un luogo e del territorio che lo ospita è il passaggio necessario per una mediazione giusta tra passato e futuro passando per il presente.


L’Invenzione dell’Unicità
“BORGO+ Vittoria la Città dei Ragazzi”

SCHEDA PROGETTO

Il progetto sperimentale per un villaggio inclusivo ad Alanno (Pescara)

Project Name: 

“BORGO+ Vittoria la Città dei Ragazzi” 

Project Responsible

Laboratorio Di Tesi Di Laurea prof. Arch. Enzo Calabrese – DdA Pescara

Project team: 

Relatore: Prof. Arch. Enzo Calabrese | Correlatori: Prof. Ing. Alberto Viskovich, Prof. Ing. Sergio Moltelpare

Laureandi: Martina Borghese, Brenda Bravetti, Andrea Ciccone, Mattia Di Vincenzo, Andrea Gianfelice, Francesco Manocchio, Lorenza Onorato, Antonio Palermo, Emanuele Sabato, Alessia Luce

Contributors:

prof. Arch. Paolo Fusero (DdA director) 

Dr. Tullia Rinaldi (Administration Director) 

Anna Bergami (OdV president)

Office Website:  www.dda.unich.it

Social Media Accounts: DdA Pescara

Contact email: enzo.calabrese@unich.it 

Firm Location: Pescara, Viale Piundaro 42, 65127 – Italy 

Project Year: 2022/2023 

Project Location: Alanno (Pescara) 

Land Area (sq mt): Land Area 34.000;

Different Surfaces Functions (sq mt): 

Residences 4.500; 

Public Utilities 5.100; 

Green Spaces 23.500; 

Outdoor Places 18.000;

Program / Use /Destination: Mixed Use | Infrastructure for Social Cohesion


Enzo Calabrese

Architetto e designer, nato a Brindisi nel 1961. 

Ha lo Studio a Pescara, dove vive e lavora.

Fondatore dello studio di architettura e design

Kei_en.enzocalabresedesignstudio © SRL ora K_ENDESIGN © &Partners

Premiato con il “XXIII° Compasso D’Oro” nel 2014.

PHD and Professore Associato in Composizione Architettonica e Urbana presso L’Università degli Studi G.D’Annunzio Pescara-Chieti. 

Master in INTELLIGENT BUILDING PLANNING a Stutgard – Germany

Visiting Researcher presso il C.C.A.C. di San Francisco e Department of Environmental and Landscape Design, University of California, Berkeley. Visiting Professor presso la “Universidade Federal do Rio de Janeiro” Brazil and at the “Universidad La Salle” a Bogota, Colombia.

È stato Assessore all’Urbanistica, Pianificazione e Tutela del Territorio.

Nel 2015 è stato Ambasciatore dell’Immagine del Design Italiano  in America Latina.

Nel 2019 la “Presidenza della Repubblica Italiana” lo ha considerato meritevole di far parte della Collezione Artistica Permanente del Palazzo del Quirinale con la sua opera “Sampei Lamp” (design Enzo Calabrese – Davide Groppi)

Nel 2019 la lampada Sampei (design Enzo Calabrese – Davide Groppi) è stata selezionata come “espressione di una nuova idea di bellezza ed estetica” alla Biennale di Porto, e inserita fra le “Icone di sempre del Design Italiano”.

Alcuni suoi progetti sono stati esposti presso mostre e musei internazionali fra cui:

Guggenheim Museum NY – Natural Genius Exhibition; 

MoCA, Museum of Contemporary Art – Los Angeles; 

MoMA NY selection at ICFF NY; 

Wolfsonian Museum, Miami Beach Art Basel 2021SustainabItaly – People, Planet, Prosperity”

“Designè” XIII Compasso D’oro

Brussels Royal Palace “The Way of Design”; 

MAC Museum of Contemporary Art, Lima “The universal language of Italian design”.

Porto Design Biennale – Palácio das Artes – Fundação da Juventude, Porto

Milan Compasso D’Oro Permanent Collection of New Museum of industrial Design

Dessa Gallery in Ljubljana; 

“Biennale of Young Architecture of the Mediterranean”, Rome; 

“Biennale of Architecture – Venice” young section; 

“50 + 50 new generations” Milan, Graz, Prague, New York; 

Milan Triennale “International Food Design”; 

Abitare il Tempo “From Plastic to Stone” Verona; 

Shenzen Italian China International Brand Design; 

Milan Triennale “Natural Genius”

Come Industrial Designer collabora con diversi brand fra i quali:  listone giordano  davidegroppi covodesign lema  rapsel   f.lli guzzini  magis  viceversa  touchdesign  itallamp  lemayoung mondopietra  l’abbate collection  iprogetti   ilvecucine   merker  scania   Martinelli lighting

Fra le alter cose ha scritto alcuni libri:

“Fino all’Illusione del Luogo – back from the web”

“Sustainwhat’s?the misunderstanding of sustainable architecture”

“Mucche al Pascolo e Cyber Auto strade”

“L’Architettura dell’Altro Paesaggio”

www.enzocalabresestudio.it

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