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Da spesa a investimento. Il patrimonio ecclesiastico fa “rete”

Don Gianluca Popolla, Responsabile diocesano Regione Piemonte e Direttore del Sistema Mu- seale Diocesano di Susa.

Cattedrali, santuari, pievi, chiese, musei diocesani, monasteri, biblioteche, archivi. È vastissimo l’elenco del patrimonio ecclesiastico diffuso capillarmente in Piemonte e Valle d’Aosta.
Luoghi carichi di storia di arte sacra, dal valore inestimabile.

Beni unici e preziosi da conservare e valorizzare. Volano di evangelizzazione e cultura, ma anche opportunità di lavoro in vari ambiti. Ne è un esempio il progetto Città e Cattedrali, sviluppato per valorizzare il patrimonio ecclesiastico presente nelle due regioni. Ideato dalla Fondazione CRT e dalle diocesi piemontesi e valdostane in collaborazione con la Regione Piemonte e le Soprintendenze.

Una rete che non ha eguali in tutto il Paese e che affonda le radici in un percorso avviato nel 2005 con un significativo intervento di recupero architettonico e artistico delle 18 cattedrali.
Il sistema di «Città e Cattedrali» valorizza le persone e favorisce l’innovazione tecnologica.

Si articola in 500 luoghi aperti, 15 itinerari, 16 tematiche artistiche, 9 categorie architettoniche, ed è animato dai volontari diocesani e di associazioni laiche, vero cuore del progetto «di comunità», ad altissimo grado di partecipazione. Ma per consentire la fruizione di luoghi preziosi non presidiati, il progetto esplora le possibilità dell’in- novazione tecnologica, con un progetto pilota per l’apertura automatizzata dei beni e il monitoraggio in remoto.

Restauri, messa in sicurezza, conservazione, azioni per una migliore consultazione e fruizione sono tutte opere rese possibili anche dal significativo contributo economico offerto dai fondi 8Xmille.

Nel periodo 2010-2015 sul territorio piemontese e valdostano sono stati attivati progetti per quasi 70 milioni di euro, di cui la metà provenienti dai fondi 8Xmille destinati, 3 milioni per la conservazione e la valorizzazioni di archivi, biblioteche e musei, un milione per il restauro di organi storici e oltre un milione per gli impianti di sicurezza e videosorveglianza – interventi, sottolinea don Gianluca Popolla, che hanno offerto un’iniezione di liquidità per il lavoro specializzato di artigiani, restauratori e professionisti.

Una grande spesa che deve diventare investimento, attivando, come si sta facendo, progetti legati al mondo universitario, al terzo settore, al mondo della disabilità, che offrono opportunità di lavoro soprattutto tra i giovani e gli emarginati. In sintesi, l’idea è quella di sviluppare percorsi virtuosi che permettano al patrimonio culturale ecclesiastico di tornare ad essere un incubatore di creatività e innovazione sociale, come era in origine. La valorizzazione di questo patrimonio diventa occasione di promozione della diversità e di dialogo interculturale, rafforzando il senso di appartenenza ad una comunità, favorendo una comprensione e un rispetto maggiori tra i popoli, contribuendo a ridurre le disparità sociali, agevolando l’inclusione sociale, promuovendo il dialogo intergenerazionale.

Sembra che le parole di papa Francesco abbiano lasciato il segno… «Questa è un’operazione sensibile che recupera la funzione“sociale” e “umana” del patrimonio culturale ecclesiastico, arricchendo di significato, di senso e di utilità, la bellezza contenuta nelle chiese e nei musei d’arte sacra, a partire dalle tante opere che raccontano “storie di umanità”: tele e sculture raffiguranti genti in fuga da guerre e miserie, che trovano riparo sotto ampi veli accoglienti, il perdono in un abbraccio, ferite curate, il gelo della morte rischiarato dai raggi di luce…».

 

 

 

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