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Complesso Parrocchiale SS. Angeli Custodi Francavilla al Mare (CH)

Un progetto che riconosce il carattere del luogo ed entra in relazione con il paesaggio mettendo in dialogo il nuovo con l’esistente

RAPPORTO CON L’AMBIENTE URBANO

La progettazione del nuovo complesso parrocchiale si pone in una zona periferica, discretamente antropizzata e caratterizzata dalla presenza di edifici molto diversi fra loro per scala e logica insediativa.

Il tessuto edilizio si confonde con il terreno circostante in parte coltivato in parte libero.

È apparso importante cercare le qualità concrete, il carattere della porzione di città, di questa contrada chiamata “SS. Angeli Custodi” sulla quale insiste già la parrocchia sin dagli anni ‘70.

Riconoscere il carattere del luogo, rispettarlo e mettersi in relazione con esso è l’approccio ideale per intervenire
rispettosamente su di esso ricreando il paesaggio e mettendo in dialogo il nuovo con l’esistente.

RICONOSCIBILITÀ DELL’EDIFICIO SACRO

Tenendo presente tutte le caratteristiche della zona e considerando i vari aspetti, quali: la riqualificazione del quartiere, l’esigenza della visibilità della nuova chiesa dalla strada principale, l’allineamento tra piazza, portale e altare, la scelta progettuale è stata quella di posizionare la chiesa al limite destro del lotto in modo da evitare l’ostacolo visivo della scuola esistente e così essere chiaramente in asse con la direttrice naturale marina-monti e in dialogo diretto con la nuova piazza che sorgerà frontalmente.

Inoltre si ritiene necessario rendere questo luogo riconoscibile e ben distinguibile dall’asse viario e quello ferroviario paralleli alla costa.

Questo si è ottenuto operando una scelta decisiva nel porre il complesso in evidente risalto attraverso il campanile che dal prospetto occidentale della chiesa si slancia nel cielo richiamando all’adunanza liturgica il quartiere.

ASPETTI FUNZIONALI

Per quanto attiene alla funzionalità del complesso parrocchiale, il progetto è frutto di un dialogo con la comunità parrocchiale.

Nella condivisione si è pensato a un’aula liturgica che rispettasse lo stile celebrativo della comunità consolidato nel tempo e che riflette con fedeltà creativa i dettami del Concilio Vaticano II.

Tale edificio, in dialogo con la piazza antistante, forma un tutt’uno con lo spazio situato tra il salone parrocchiale e la parte posteriore della chiesa costituendo un luogo di incontro a forma di anfiteatro utile per incontri con i giovani, momenti di fraternità e per celebrazioni particolari all’aperto.

PROFILO ESTETICO, FORMALE

La forma dell’edificio/chiesa è semplice e dinamica, immagine simbolo della Gerusalemme celeste:

“L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio… pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il “Dio-con-loro”. (Ap 21, 10-11; 21,2-3).

In quanto costruzione visibile, la chiesa-edificio è segno della Chiesa pellegrina sulla terra e immagine della Chiesa già beata nel cielo.

Deve essere un edificio dignitoso, che si distingua non tanto per sontuosità di costruzione quanto per nobiltà di linee e si presenti davvero come simbolo e segno delle realtà ultraterrene. (Cf Rito della Dedicazione di una chiesa, 27-29)

L’architettura per la liturgia è chiamata ad evocare bellezza perché tutti, anche i poveri hanno diritto a sperimentare la bellezza di Dio e abitarla come casa propria.

Deve attirare alla contemplazione delle cose sante e inviare a raccontare quanto vissuto in un dinamismo centripeto e centrifugo.

Per la pianta della chiesa si è scelta una forma tendente all’ellisse, figura geometrica dinamica, in evoluzione, frutto di una combinazione di una forma longitudinale e una pianta centrale.

Tale scelta è frutto dell’analisi del sito che prevede anche la riqualificazione della piazza che si incastonerà tra la chiesa e la strada Adriatica.

La facciata richiama il movimento dell’interno. Il prospetto frontale è tagliato verticalmente da un grande portale, “aperto nel cielo”, ad esso si contrappongono due ali laterali leggermente convesse che avvolgono il volume verticale dandogli una “spinta” ad avvitamento verso l’alto e un ritorno verso il basso.

Questo dinamismo fa percepire al popolo che si raduna nello spazio del sagrato il dinamismo proprio dell’azione liturgica: Dio che va incontro al suo popolo e il popolo che va incontro al suo Dio.

Il perimetro lievemente asimmetrico della pianta si riflette sulla struttura delle pareti interne in cui l’alternanza di pieni e vuoti, di curve che si aprono e curve che si chiudono è suggestiva per il gioco di luci e ombre che plasmano i luoghi dello spazio assembleare.

IMPIANTO LITURGICO

L’aula liturgica si sviluppa lungo l’asse nord-sud inclinata di 30° rispetto al nord.

Il progetto dell’aula liturgica fa risaltare un percorso liturgico-rituale che introduce nell’aula per la celebrazione dei Divini Misteri passando dall’esperienza immanente e quotidiana della vita nell’ attraversare la piazza, muovendo nello spazio cerniera e introduttivo del sagrato, e varcando infine la grande porta che proietta nella dimensione/esperienza del trascendente.

Questa è la casa del popolo fedele che dedica a Dio per sempre questo spazio come casa di preghiera, dove invocherà il suo nome, si nutrirà della sua parola, vivrà dei suoi sacramenti. (Cf Preghiera di Dedicazione di una chiesa).

Le due pareti, che sostengono la copertura poste ad est e ad ovest, sono traforate da una sequenza di vetrate policrome che disegnano le note musicali del Sanctus della Messa gregoriana “de Angelis”…(Cf Ap 4,8)

Al centro dell’abside lo squarcio luminoso della vetrata segna l’asse con l’altare, posto sul bema, e con il portale.

In relazione con l’altare, posto nel punto più alto dello spazio, l’ambone si erge come luogo elevato ben distinto e visibile, orientato verso l’assemblea e in relazione con essa, si qualifica come giardino del mattino di Pasqua da cui viene proclamato l’annuncio della Risurrezione. Al suo fianco è collocato il candelabro che regge il Cero Pasquale.

Speculare ad esso, su una quota inferiore rispetto all’altare, è posta la sede.

La sua collocazione consente agilmente l’esercizio del ministero della presidenza.

Le due pareti laterali arretrate nella parte inferiore ruotando verso est creano i luoghi dei sacramenti dell’iniziazione e verso ovest lo spazio per la Custodia Eucaristica, per la preghiera di adorazione personale e il percorso per la Via Crucis.

Nell’ala orientale, in prossimità della porta, è collocata l’area battesimale ben visibile dall’assemblea e in diretta comunicazione spaziale e acustica con il resto dell’aula.

Essa è costituita dal fonte marmoreo alto 90 cm, appoggiato su un tappetto marmoreo ottagonale con marmi policromi che segnano a terra fiumi d’acqua che sgorgano dal fonte. Sullo sfondo una vetrata che si estende dal pavimento al soffitto.

Il numero otto nella simbologia numerica dei Padri della Chiesa rimanda infatti al giorno dopo il sabato, giorno della creazione nuova, giorno in cui Cristo con la sua risurrezione, ha sconfitto per sempre le tenebre della morte.

In questo lieto spazio di luce e di colore è collocata l’immagine della Vergine con il Bambino, la Donna vestita di sole dell’Apocalisse, Madre di Dio e della Chiesa, icona della Chiesa Madre che genera i suoi figli nelle acque del battesimo per azione dello Spirito Santo.

Entrando in Chiesa i fedeli sono accolti dalla Madre e segnandosi con l’acqua fanno memoria del Battesimo.

In estensione con il fonte battesimale è il luogo per il Sacramento della riconciliazione predisposto con due spazi divisi da un breve corridoio che affacciano su un giardino esterno.

È stato studiato attentamente il posto per il coro integrato nell’aula liturgica e definito come uno spazio avvolgente che permetta una diffusione armoniosa e naturale del canto e della musica. La sua posizione è funzionale all’animazione dell’assemblea e in relazione con chi presiede la comunità celebrante.

OPERE D’ARTE

Volendo esporre le linee guida o concept del progetto della nuova chiesa e delle opere d’arte per essa studiate è stata illuminante la Parola del libro dell’Apocalisse

“Poi vidi: ecco, una porta era aperta nel cielo. La voce, che prima avevo udito parlarmi come una tromba, diceva: “Sali quassù, ti mostrerò le cose che devono accadere in seguito”. Subito fui preso dallo Spirito. Ed ecco, c’era un trono nel cielo, e sul trono Uno stava seduto. Colui che stava seduto era simile nell’aspetto a diaspro e cornalina. Un arcobaleno simile nell’aspetto a smeraldo avvolgeva il trono. Dal trono uscivano lampi, voci e tuoni; ardevano davanti al trono sette fiaccole accese, che sono i sette spiriti di Dio. In mezzo al trono e attorno al trono vi erano quattro esseri viventi, pieni d’occhi davanti e dietro. Il primo vivente era simile a un leone; il secondo vivente era simile a un vitello; il terzo vivente aveva l’aspetto come di uomo; il quarto vivente era simile a un’aquila che vola. I quattro esseri viventi hanno ciascuno sei ali, intorno e dentro sono costellati di occhi; giorno e notte non cessano di ripetere: “Santo, santo, santo il Signore Dio, l’onnipotente, Colui che era, che è e che viene!” (Cfr. Apocalisse 4,1-8)

Mettendosi in cammino e procedendo dalla piazza antistante si sale la scala che immette nell’ampio sagrato per entrare, attraverso la porta, nello spazio che richiama la Gerusalemme del cielo.

Il portale che include la porta regale e la porta feriale ha uno squarcio curvo, come un arcobaleno disteso nei cieli, su di esso, i cori angelici accolgono curvi e adoranti in direzione del monogramma del Cristo che, nel Vangelo di Giovanni si autodefinisce come porta dell’ovile, accompagnano i fedeli lasciando già trasparire dall’esterno il miracolo che avviene dentro nell’esperienza mistagogica della liturgia.


Cristo al centro della vita di un popolo “forte e gentile”

S. Ecc. Mons Bruno Forte Arcivescovo metropolita di Chieti – Vasto

La Chiesa con il complesso parrocchiale degli Angeli Custodi in Francavilla al Mare, in via di realizzazione nell’Arcidiocesi di Chieti-Vasto a me affidata, presenta tre caratteristiche a mio avviso molto significative, che inseriscono vitalmente l’opera nel contesto geografico, culturale e spirituale in cui si pone.

Francavilla è sul mare e offre a numerosi ospiti, soprattutto in estate, la possibilità di fruirne in maniera ristoratrice e distensiva. La Chiesa si rifà a questo dato riproducendo nella pianta la forma dell’ἰχθύς (“ichthýs” = pesce, in greco), acronimo usato dai primi cristiani per indicare Gesù Cristo (Iesous Christos Theou Yios Soter : ICTYS, che tradotto è: “Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore”). Da una parte questa simbologia richiama la centralità del Signore Gesù nella liturgia e nella vita della Chiesa, dall’altra evoca il rapporto con il contesto di una città di mare, che al mare deve gran parte della sua capacità attrattiva per tanti visitatori ed ospiti.

Una seconda caratteristica della Chiesa in realizzazione è il suo inserimento nel contesto culturale: le sue forme slanciate e solide al tempo stesso, la luminosità del bianco delle pareti, la rendono sintonizzata con la cultura abruzzese, definita non a caso forte e gentile.

La forza delle masse, ingentilita dalle loro forme, è impreziosita dallo splendore della luce che si riflette sul bianco: è la casa di Dio per un popolo che ama la solidità del lavoro e degli affetti, e la coniuga allo slancio di una religiosità, che persiste pur attraverso le onde della secolarizzazione in una permanente tensione verso l’alto, che è invocazione, speranza, attesa…

Infine, la nuova Chiesa degli Angeli Custodi in Francavilla si fa espressione ed eco fedele della spiritualità del nostro popolo, che sempre si è affidato al Signore, anche nelle ore più buie della sua storia e nei lunghi tempi della sua povertà, cui solo negli ultimi quarant’anni è succeduta una stagione di diffuso benessere, legato alle tante iniziative imprenditoriali avviate.

Testimone di questa devozione persistente e tenace è la diffusione di Santuari significativi, come quello del Volto Santo a Manoppello, non lontano da Francavilla, o quello della Madonna dei Miracoli, non lontano da Vasto, e la continuità di forme di pietà popolare, ravvivate continuamente da processioni e liturgie sentite e partecipate.

Nella nuova Chiesa la nostra gente si sentirà invitata dalla stessa struttura architettonica a volgere lo sguardo verso il fondo e verso l’alto, in direzione del Crocifisso e del tetto slanciato, sentendosi accolta come in un “grembo” (in greco “kòlpon”, parola ritornante nel Nuovo Testamento per indicare il luogo della vita, come per il Verbo, che è nel grembo del Padre in Gv 1,18, o in riferimento al discepolo amato, che è “nel grembo di Gesù” in Gv 13,23).

Grembo della vita sempre rigenerata dalla liturgia, “culmine e fonte” di tutta l’azione della Chiesa, la Chiesa degli Angeli Custodi si proporrà come casa dell’accoglienza del popolo di Dio pellegrino, luogo di nascita e di continua rinascita dei discepoli del Signore amato, incamminati con Lui nelle vicende del tempo verso la patria dell’eternità.


Complesso Parrocchiale SS. Angeli Custodi Francavilla al Mare (CH)

Committente: Arcidiocesi di Chieti Vasto, Curia Metropolitana Vescovo Bruno Forte
Parroco: Don Andrea Sciascia
Progetto Architettonico: Arch. Sr Mariella Mascitelli Ing. Sr M. Josefina Saladdino
Artista: Sr M. Agar Loche
Liturgista: Sr M. Emmannuela Viviano
D.L.: Ing. Italo Bona
Progetto sostenuto dai fondi 8×1000 della CEI

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