Padre Enzo Fortunato, direttore della
Comunicazione della Basilica di San Pietro
Il restauro del Baldacchino dell’altare maggiore della Basilica di San Pietro a Roma, attualmente in corso, è un intervento impegnativo e necessario, ma anche di particolare significato perché intrapreso nella prospettiva dell’ormai prossimo Giubileo del 2025.
Il lavoro che il Santo Padre Francesco si è compiaciuto di autorizzare si concluderà infatti a dicembre del corrente anno, poco prima dell’apertura della Porta Santa.
Ovunque visibile, il Baldacchino – alto quanto un palazzo di dieci piani – è il fulcro della Basilica, evidenzia la presenza di Pietro nella Confessione Vaticana e rappresenta il cardine attorno al quale ruota l’intera architettura della Basilica.
Motivato da una premurosa e doverosa sollecitudine di tipo conservativo, questo necessario intervento viene intrapreso – per la prima volta in maniera sistematica e completa – 250 anni dopo gli importanti restauri settecenteschi ed esattamente 400 anni dopo l’inizio dei lavori per il Baldacchino.
Si caratterizza come un’attività particolarmente complessa e articolata per l’importanza della documentazione, della logistica, delle ricerche di archivio, delle indagini scientifiche, dell’allestimento dei ponteggi, dell’organizzazione del cantiere in concomitanza con le attività e la vita liturgica della basilica e, naturalmente, dei diversificati interventi conservativi. Le opere provvisionali e di cantiere non impediranno lo svolgimento delle celebrazioni papali sull’altare maggiore.
“Il Baldacchino è il cardine intorno al quale ruota l’intera architettura della Basilica. Ha una grande importanza a livello artistico, culturale, simbolico e, soprattutto, spirituale.
Sorge infatti sopra l’altare e la tomba di Pietro, Principe degli Apostoli, fondamento della fede della Chiesa e testimone del Risorto fino al dono supremo della vita. A questo luogo giungono migliaia di pellegrini ogni giorno per rinnovare il loro atto di amore e la professione di fede a Gesù Cristo e al suo Vangelo di salvezza. È qui che avviene anche la celebrazione dell’eucaristia, che è fonte e culmine della vita cristiana.
Un’altra suggestione molto interessante è il fatto che a quest’opera lavorarono, per la prima volta insieme, due rivali come il Bernini e il Borromini. Questo ci fa comprendere che il lavoro di squadra conduce a grandi cose, come l’opera che abbiamo davanti: un capolavoro di arte sacra, subito riconoscibile e che lascia stupiti.
Il senso del restauro è proprio questo: rendere fruibili e belli i luoghi dello spirito, poiché la via della bellezza è una strada che conduce a Dio. I lavori dureranno fino a novembre e termineranno in tempo per il Giubileo 2025, ma l’idea è quella di seguire le operazioni di restauro in più tappe, guidati dal responsabile dell’Area Tecnica della Fabbrica di San Pietro, l’Ing. Alberto Capitanucci.
Nel mese di gennaio 2024 si è tenuta la conferenza stampa di presentazione dei lavori. Per la seconda tappa, nel mese di febbraio 2024, è stata data la possibilità alla stampa italiana e internazionale di accedere al cantiere per la prima volta. Nei prossimi mesi è prevista un’ultima tappa a lavori avanzati per poi concludere con l’inaugurazione”.
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