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Il sogno della Chiesa Italiana

Don Gionatan De Marco Direttore dell’Ufficio nazionale per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport della Conferenza Episcopale Italiana

La bellezza, lo stupore, l’esperienza

Il Vangelo è liberante e può utilizzare come strumento per parlare alla vita degli uomini e delle donne di ogni tempo la bellezza delle pietre o di opere d’arte, la bellezza delle esperienze, la bellezza dei volti.
Il percorso naturalmente ha uno zenit, un punto fermo di incontro con il Tu della bellezza!
La Bellezza apre sempre la strada allo stupore. E lo stupore non è un attimo, ma è ciò che fermenta un’esperienza¹.
Lo stupore è il luogo originario di quel qualcosa che per noi accade, che ci incontra, ci sopraggiunge, ci sconvolge e ci trasforma.

Lo stupore non è un’esperienza eccezionale, ma un’esperienza comune che si riempie di eccezionalità e si fa ripresa e domanda.
E lo stupore è la circostanza in cui il vedere è costretto a diventare un guardare.

Un percorso consapevolizzante

Nello stupore il qualcosa che accade interpella il soggetto che guarda, ma non attirandolo a sé, ma rinviandolo a sé, costringendolo a porsi l’interrogativo fondamentale: perché mai io vivo qui e ora? È questa l’esperienza di turismo che noi chiamiamo turismo No.Bel., ministero della Comunità cristiana che si attua in un tipo particolare di relazione tra un animatore e una persona che vive un’esperienza unica di incontro con lo stupore attraverso elementi wow, capaci di suscitare questo sentimento.

Si accompagnerà la persona in un percorso che, da stupito consapevole, favorisca una lettura positiva del vissuto, dando la possibilità di sanare le svariate forme di difficoltà o ferite esistenziali, allenandola all’arte della gratitudine e alimentandone il desiderio di una vita integralmente gioiosa, attraverso cinque porte di concretizzazione e possibili incursioni vitali del Bello-Amore: la valorizzazione; l’ospitalità; l’accessibilità universale; la creatività e l’annuncio.

I Parchi o Reti Culturali Ecclesiali

Con i Parchi o Reti Culturali Ecclesiali (PCE) la Chiesa italiana vuole dare la possibilità a tutte le Chiese particolari di esprimere l’amore che sentono per l’altro, l’amicizia che le lega all’altro e prendere tutta l’eredità di cultura e di buone relazioni per farne dono all’ospite.

Concretizzare un’esperienza di pastorale integrata e attivare laboratori di Bene comune² sono le coordinate metodologiche che un PCE è chiamato a realizzare. Ogni Chiesa particolare vuole concretizzare con il PCE la speranza che annuncia.
Le parole se non sono accompagnate dai segni non si fanno Parola. È l’insegnamento grande del Vangelo di Gesù Cristo che la Comunità cristiana è chiamata ad incarnare in ogni tempo. E la speranza oggi ha l’urgenza di uscire dalle righe dei discorsi, per entrare nei solchi della storia concreta, avendo la possibilità di generare frutti di buone notizie che rischiarano il futuro, spesso segnato dal pessimismo e dal vuoto.

Sostenibilità, accessibilità, opportunità

Con il PCE la Chiesa vuole concretizzare la speranza della sostenibilità, perché il creato e le relazioni continuino ad essere garanzia di umanizzazione delle esperienze. Con il PCE la Chiesa vuole concretizzare la speranza dell’accessibilità, perché a tutti sia data la possibilità di vivere ogni luogo in pienezza, senza esclusione e senza barriere. Con il PCE la Chiesa vuole concretizzare la speranza delle opportunità, perché le terre svuotate da menti e da forze tornino a brulicare di vita realizzata in un lavoro dignitoso e giusto³ .

Cfr. Mt 2,1-11; Lc 24,13-53
Cfr. LS, 156-158
Cfr. LS, 124-129

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