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Campus Santa Monica: riuso e trasformazione di un ex monastero a Cremona

a cura dell’arch.Lamberto Rossi 

L’essenza di un Campus Universitario è quella di essere la “casa” di una comunità ideale che persegue conoscenza e formazione: una città nella città.

A Cremona, il nuovo Campus dell’Università Cattolica firmato da Lamberto Rossi Associati (responsabile di progetto: arch. Marco Tarabella) è anche l’occasione di restituire alla città un cenobio quattrocentesco abbandonato che, nonostante la pesante riconversione ottocentesca in caserma, mantiene l’impronta originaria di un monastero di grande devozione

Un luogo prediletto da Bianca Maria Visconti che ne aveva promosso, senza poterne vedere l’attuazione, la riforma morale e fisica. Quella morale (1471) affidata alle suore Agostiniane di Milano. Quella fisica, ai protagonisti del Rinascimento cremonese tra cui Guglielmo De Lera. 

Dunque, doppiamente meritoria l’iniziativa della Fondazione Arvedi Buschini che ha finanziato l’intero intervento in accordo con l’Università Cattolica oltre a Regione, Comune, Provincia, Fondazione Cariplo

Il restauro del monastero poi, è parte di un più ambizioso piano di rigenerazione urbana del Comune di Cremona – il Parco dei Monasteri – che punta al recupero a fini universitari dei cinque ex-monasteri contigui di questa parte del centro storico e che comincia prendere forma. 

Per quanto concerne la metodologia del restauro, man mano che procedeva abbiamo assistito al riemergere dell’impronta monastica non solo per i ritrovamenti archeologici, stratigrafici e pittorici che pure sono stati altamente significativi. Ma perché sono riaffiorate le tracce della vita di una comunità e la clausura ha mostrato una dimensione spirituale e comunitaria molto articolata, per alcuni versi affine all’organizzazione di un moderno campus universitario.

Due testimonianze speciali che Cremona vanta: la mappa della città del Campi del 1583 e i minuziosi resoconti delle visite episcopali di Cesare Speciano del 1601, hanno consentito di ricostruire le gerarchie degli spazi di questo microcosmo: chiesa doppia con aula esterna aperta ai fedeli e aula interna riservata alle monache, doppio chiostro, sala capitolare, refettorio, cucine, infermeria, ospedale, celle. 

Una città nella città, appunto, di più di 2 ettari, localizzata dove il Po lambiva le mura urbane: un affascinante balcone sul grande fiume. Non a caso per la sua magnificenza era detta “il Duomo delle Monache”. 

Anche l’intervento militare si è rivelato ben più complesso di quanto noto: una stratificazione di interventi tra Settecento e Ottocento da quelli austriaci e napoleonici, sino alle violente trasformazioni, funzionali all’uso militare, seguite all’unità d’Italia (1880-90). 

Santa Monica è esemplare di una condizione comune a moltissime città italiane che vede la presenza di grandi complessi monastici abbandonati, di proprietà pubblica, al confine tra centro storico e città contemporanea realizzati e utilizzati come recinti impermeabili ospitanti funzioni specialistiche chiuse in se stesse. Costituiscono una discontinuità nel tessuto urbano e frequentemente, come a Cremona, ostacolano lo sviluppo armonico di intere parti di città. Spesso, a causa del lungo abbandono, sono stati rimossi dalla memoria collettiva: veri e propri “buchi neri” nel corpo della città. 

Il progetto nasce da questa doppia esigenza, apparentemente contraddittoria, da un lato salvaguardare il carattere “crostaceo” di questi complessi, accentuato dall’uso come caserma; dall’altro reimmetterli nel circuito delle attività contemporanee come organismi “passanti”, permeabili, vitali; senza snaturarli. 

Oggi il complesso è composto da tre elementi preminenti: l’ex-chiesa del 1482, il chiostro grande edificato in più fasi tra 1474 e 1492; il magazzino carri, gigantesco edificio seriale militare – 25 campate x 3 navate – realizzato “su catalogo” intorno al 1880. Accoglie la didattica di base (13 aule) e spazi-studio.

Due sono gli inserti contemporanei afferenti al nuovo uso. Il primo è la sequenza di diaframmi vetrati che separa/collega la navata centrale – una sorta di mall – dalle navate laterali delle aule. Il secondo è un nuovo volume scalettato pendinato – quasi il negativo dell’esistente – che contiene la seconda scala. 

Venendo alla ex-Chiesa: ha l’impianto di un cenobio di clausura a doppia aula con tramezzo di separazione non a tutta altezza.

E’ la parte del monastero che ha subito le modifiche più violente: l’inserimento del soppalco all’interno della navata centrale per ricavare ulteriori camerate con realizzazione dei setti murari tra le colonne; la demolizione del muro di partizione tra aula esterna e interna, il rifacimento delle facciate, hanno completamente modificato la percezione dello spazio oltre a occludere la vista dell’apparato decorativo seicentesco delle volte. 

Il restauro come aula magna da 200 posti è inteso come lettura stratigrafica memore dei diversi momenti di trasformazione. Mantiene tutti e tre gli accessi e la funzione storica di filtro/cerniera con la città.

La rimozione di parte del soppalco della chiesa esterna con demolizione dei setti aggiunti in corrispondenza della 2^ campata, riscopre l’impianto originario a tre navate, le 4 colonne in botticino, le volte dipinte dal de Longe, magnificamente restaurate dall’equipe del compianto prof. Colalucci. 


arch. Lamberto Rossi

Lamberto Rossi Associati
Fondato nel 2008 da Lamberto Rossi e Marco Tarabella, lo studio si è specializzato nella riconversione di grandi complessi monumentali/monastici in campus universitari.

Tra questi: il Polo dell’Università di Bologna a Forlì nell’ex-ospedale; il campus dell’università del Piemonte Orientale a Novara nell’ex-caserma Perrone; il Parco dei Monasteri e il Campus dell’Università Cattolica a Cremona nell’ex-monastero di S. Monica; il Campus della Musica e L’Accademia Stauffer a Cremona; il Campus dell’Università dell’Insubria a Varese, l’Auditorium “Corelli” a Fusignano. 

arch. Marco Tabarella

Lamberto Rossi ha curato la realizzazione del prototipo di ospedale-modello voluto dall’allora ministro alla Sanità Veronesi e da Renzo Piano (ospedali di Gubbio e Pordenone). 

I progetti dello studio sono stati pubblicati sulle principali riviste internazionali ed esposti in mostre monografiche a Roma (2000) (L. ROSSI, L’utopia del luogo, CLEAN, 2000), a Ravenna (2004) (L. ROSSI,1983-2004 Laboratori di Architettura, CLEAN, 2004), alla 13^ (2012) e 15^ (2016) Biennale di Venezia. 

Dal 2014 partecipa al G124 il gruppo creato da Renzo Piano come senatore a vita, sul tema delle periferie.


Location: Cremona (Italy) 

Completion: 2021 

Client: Fondazione Giovanni Arvedi e Luciana Buschini 

Site Area: 20.600 m2 

Building Area: 12.000 m2 

Architect: Lamberto Rossi Associati / Lamberto Rossi e Marco Tarabella 

Consultants 

Structural and fire resistance: Studio Calvi Srl 

Mechanical: Davide Bruzzone/Consult Engineering 

Electrical: Francesco Fortino/Consult Engineering 

Restoration: Stefano Corbari 

Acoustics: Alessandro Placci 

General Contractor: Immobiliare Raffaella srl 

Photography: by courtesy Giulio Gherardi/Delta Light; and Lamberto Rossi Associati 

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