Associazione Culturale Todi per l’Arte
Esposizione al Palazzo del Vignola di Todi
Dal 25 Aprile al 22 Settembre 2024
“CECCOBELLI Anni ‘80”
con Testi di Carlo Vanoni, Costantino D’Orazio, Bruno Ceccobelli
A cura di Caterina Parrello direttore editoriale Chiesa Oggi
L’Associazione Culturale Todi per l’Arte quest’anno ha voluto stupire gli amanti d’arte contemporanea con un’ antologica di Bruno Ceccobelli: 50 opere, quasi tutte di grande formato, selezionate da collezioni private umbre.
Dopo sei anni dal 2018 l’artista Bruno Ceccobelli, umbro DOC, torna con una personale nella sua città natia, Todi, con una personale dal titolo “CECCOBELLI Anni ‘80”; 50 “Pittosculture” tutte realizzate in quel decennio romano. Un periodo di attività prolifera svolto nello studio dell’ex Pastificio Cerere, nel quartiere creativo di San Lorenzo, accanto all’Università della Sapienza. Quei fortunati anni Ottanta, che vedono Bruno Ceccobelli appena ventottenne, determinano il suo successo nazionale ed internazionale, con mostre estere, sia personali che collettive, in Gallerie e Musei a New York, Los Angeles, Chicago, Boston, Parigi, Londra, Porto, Madrid, Barcellona, Amsterdam, Colonia, Berlino, Basilea, Stoccarda, Rottweil, Vienna, Mosca, Nagoya… per maggiori info sulla biografia e la bibliografia visitare il sito: www.brunoceccobelli.com
Come scrive il critico d’arte Carlo Vanoni, curatore dell’esposizione: “È l’Altrove con il quale dobbiamo fare i conti, quello dentro il quale ci porta Ceccobelli. Presente più del presente, eloquente più della parola.”
Costantino D’Orazio, conoscitore del Gruppo di San Lorenzo, riferendosi al “senso spirituale del loro lavoro” scrive: “Ceccobelli in questo lavoro ne tocca uno dei punti più alti per coerenza e capacità di rielaborazione, entrando in punta di piedi nella storia dell’arte sacra, da cui emerge come autore di una nuova sensibilità spirituale.”
Bruno, allievo dell’artista Toti Scialoja (già celebre professore di Pino Pascali, Jannis Kounellis e Giosetta Fioroni e tanti altri) all’Accademia di Belle Arti di Roma sez. Scenografia, come i suoi sodali della Scuola di San Lorenzo (Gianni Dessì, Giuseppe Gallo, Piero Pizzi Cannella, Nunzio, Marco Tirelli), si forma alle lezioni del suo eccezionale Maestro, basate prevalentemente sul Costruttivismo Russo e sull’Espressionismo astratto Americano.
L’arte di Ceccobelli si può definire astratto–simbolica: parte da radici culturali e stilistiche eclettiche che coinvolgono sia le filosofie neoplatoniche sia quelle orientali, con studi di Teosofia, Buddismo, Induismo, Zen e Taoismo. E’ altresì affezionato alle sue radici Tuderti, devoto a Beato Jacopone e ad artisti umbri Maestri del Novecento quali Burri e Leoncillo. La visione poetica di Ceccobelli lo porta ad essere convinto che, quasi magicamente, “l’opera fa l’operatore”, come a dire: “il creato fa il creatore”, quindi che ci sia un rapporto diretto e indissolubile tra vita e arte.
Dottrine filosofiche esplicitate da ricercatori spirituali quali Elena Petrova Blavatsky e Rudolf Steiner e, in arte, nelle visioni antropologico-sciamaniche dell’artista tedesco Joseph Beuys, sono i suoi cardini. L’estetica “astratto-simbolica” di Bruno Ceccobelli si manifesta con un’espressività post-moderna, come risultato di un rito inconscio del presente, essa è portatrice di messaggi che spaziano da varie mitologie alchemiche a paradigmi mistici, nella sua volontà evangelica di spiritualizzare la propria materia psico-somatica. Ceccobelli intende la sua ricerca pittorica come una pratica senza stile, per l’artista un simulacro di redenzione che contrasti un’attuale mondanità volgare. Scrive articoli sulla Storia dell’Arte Trascendentale, su ArtsLife, E-zine, e Lapis-flash.
Inoltre al Museo Lapidario, situato nel Monastero delle Lucrezie, è presente un’opera musiva dell’artista dal titolo “Voglia” del 1988; orari di apertura: Sabato e Domenica 10–13, 15–18
Orario di apertura Palazzo del Vignola: Venerdì, Sabato e Domenica
dalle ore 10 alle 12.30, dalle 16 alle 19.
Ingresso libero Per info: 3407699108
Amore e lotta
Testo di Carlo Vanoni
Negli anni in cui andava in scena la recita ebbra e festante del disimpegno ideologico -i mitici anni Ottanta- Bruno Ceccobelli stava altrove.
Anzi, più precisamente, stava orgogliosamente dentro un Altrove, dove allo Status Symbol preferiva il Simbolo, e dove altrettanto orgogliosamente marcava la propria alterità.
E l’Altro, o meglio l’Altrove, è forse la chiave più efficace per leggere semanticamente la selezione di opere del decennio Ottanta, in mostra a Todi.
Che cos’è l’Altrove di Ceccobelli?
Non è solo lo stare un passo in là, e quindi volutamente fuori dal gioco del mercato dell’arte, ma è piuttosto la profonda coscienza del sé come parte di un tutto inesplorabile, tanto da farsi stimolo di crescita spirituale quotidiana. E non solo attraverso la pittura, ma anche usando il mezzo della scrittura.
Questa ricerca si innesta, e direi con grande naturalezza, nel Sovrannaturale, inteso non come approdo consolatorio, fuga dal mondo o speranza di una dimensione altra migliore della presente, quanto piuttosto quale incombere -a volte anche inquietante- nel quale non adagiarsi, ma dal quale trarre spunto per una responsabilità rafforzata.
È una dimensione profondamente intertemporale, quella di Ceccobelli.
La cui pittura è un continuo tra-passare tra ieri, oggi, domani e un Altrove quasi fisico, tattile, palpabile. Un tragitto percorribile attraverso il tempo e impugnando gli attrezzi della sapienza pittorica di ciò che essa era un tempo.
Ecco allora la sua poetica intrisa di richiami frequenti alla pittura antica. Ecco addirittura le prime manifestazioni pittoriche dell’umanità, agli gli archetipi, all’antropomorfismo delle cose/attrezzi che diventano dramatis personae nel teatro del mondo.
Personae che, nei suoi lavori, non sono meri caratteri, espedienti intercambiabili per un racconto effimero, così come gli oggetti non sono attrezzature di scena, ma corpi eloquenti e vivi dentro un discorso che si fa Manifesto.
Si avverte un’attenzione spasmodica all’uomo e all’umanità nei lavori di Ceccobelli, direi una attitudine politica che si fa carico di temi ineludibili: lavoro, sicurezza, critica alla struttura capitalistica dell’esistenza, religione.
Ed è qui che gli attrezzi del lavoro pittorico diventano attrezzi del pensiero, chiodi di una croce, frecce che trafiggono il costato, martelli e tenaglie che fanno sanguinare. Come nell’opera Artista Re, in cui il recupero di una vecchia finestra diventa metafora dell’artista come finestra sul mondo. Dove gli strumenti della passione del Cristo sono i medesimi della passione dell’artista, l’artista artigiano.
È qui che San Sebastiano paga la conversione restando trafitto dai pennelli, dai colori-dolori, restituendoci la sindone quotidiana temperata però dallo sguardo verso il divino che si manifesta con danze dorate, con sguardi immoti e inquisitori. Con la presenza suprema che si chiama pittura.
È l’Altrove con il quale dobbiamo fare i conti, quello dentro il quale ci porta Ceccobelli. Presente più del presente, eloquente più della parola.
Esistente, appunto.
Eppure, non ci troviamo mai dentro un incubo, ma piuttosto in una realtà aumentata dalla consapevolezza dell’urgenza. Quell’Altrove -sembra dire Ceccobelli- ci impone di definire dove siamo, che cosa siamo. Ci impone di tracciare un ritratto di noi stessi.
E se il ritratto viene realizzato con mezzi di scarto (scaglie di pietra, pezzi di alluminio, scampoli di feltro (omaggio a Joseph Beuys?), non è per richiamo poverista, ma è linguaggio che tiene insieme amore e lotta.
Amore per le cose ultime, e quindi gli ultimi.
Lotta contro il consumo che ci consuma.
Quella di Ceccobelli non è mai una pittura rilassata, né tanto meno volta al racconto di sé o all’indulgenza verso il pubblico, ma una pittura parlante che a tratti grida (e a volte il grido è strozzato, altre si fa melodioso), grida senza aprire bocca, grida in silenzio nel rispetto degli antichi maestri che in Umbria, ma non solo lì, sembrano ascoltarlo in silenzio.
È il rispetto nei confronti della tradizione.
Senza la quale non c’è presente e non c’è futuro.
Tradizione che va da Piero della Francesca a Joseph Beuys, come si avverte in Cavallo sacrificale, tuta mimetica militare (simbolo di aggressività) ricoperta di zolfo (simbolo di luce). Ciò che si vuol sacrificare non è tanto il cavallo, ma Gea, la madre terra, che in alcune culture orientali è raffigurata con l’immagine di un “cavallo” che sempre gira e sempre trotta, simbolo dell’energia libidica del desiderio, del correre, dell’arrivare. L’uomo inteso come cavaliere che deve guidare il cavallo, frenandolo con una lama dentro la quale c’è il vuoto di uovo, simbolo della coscienza superiore, che può e deve sacrificare gli istinti.
Troveremo conforto e ristoro nell’installazione Torno T’ardo a casa, composta da uno striscione ripiegato con bastoni perpendicolari dipinti di cenere, con cornucopia e testina in creta secca. Titolo criptico, ironico, dove il ritorno è “a casa del Creatore” e dove t’ardo sta per ardente, “ardo con passione e sacrificio”. È qui che Ceccobelli si manifesta nella dimensione bruciato-affaticato, fino a diventare cenere, materiale neutro, androgino per poi, fortunatamente (la cornucopia-primavera-abbondanza), ri-nascere nuovo.
Giusto in tempo per riscaldarci il cuore davanti a un porta candela (fiamma intesa come simbolo dell’ardore, della fede), “metafora delle occasioni da sfruttare per non sprecare la sacralità di questa vita su questa dura terra”, per poi fare Un salto in alto inteso come desiderio di superarsi, di saltare verso l’alto, verso il cielo, e il sogno di non ricadere sulla terra, ma di restare nel firmamento, nell’Empireo.
C’è un filo da superare. C’è un’asticella di rame (simbolo dell’energia corrente che nell’uomo è lo sforzo fisico per esaltarne e sublimarne la sua figura) che finisce con la palla con un grumo di sangue di drago, resina rossa che si estrae da una pianta chiamata Dracaena o drago delle Isole Canarie, utilizzata per laccare il legno ma anche in medicina, a volte come incenso.
Nelle parole dell’artista: “Ci vuole la forza di un drago per superare i propri limiti naturali, soprattutto sulla linea che attraversa la zona sessuale. […] Se le gambe di questo atleta formano il numero quattro, come i quattro lati della terra, e quindi del materialismo, nel cielo ci sono le braccia dell’atleta che fanno il segno W dell’evviva, a emblema dell’approvazione della propria elevazione”.
Tradizione e futuro.
Il futuro che al momento sta dietro il sipario, dietro la porta con i vetri.
Sta altrove il futuro. Anche lui nell’Altrove.
Perché qui, nella pittura di Bruno Ceccobelli, siamo in un presente tra amore e lotta.
Biografia
Bruno Ceccobelli nasce a Montecastello di Vibio, (PG), il 2 settembre 1952.
Vive e lavora a Todi.
Deve molto all’artista Toti Scialoja, col quale si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma. Ama e studia artisti come Malevich, Kandinskij, Klee, De Chirico, Brancusi, Beuys, Miró, Dalí, Tàpies, Magritte. Completa la sua eclettica formazione giovanile con lo studio delle filosofie orientali Zen e Taoismo.
Dalla seconda metà degli anni Settanta fa parte degli artisti che si insediano nell’ex-pastificio Cerere, a Roma, nel quartiere San Lorenzo, un gruppo di creativi poi noti come “Nuova scuola romana”. La sua ricerca è inizialmente di tipo concettuale, per poi giungere a un’astrazione pittorica che approda a un vero e proprio simbolismo spirituale.
1971 partecipa alla sua prima mostra collettiva nell’Europäisches Forum di Alpbach, invitato da Palma Bucarelli, in Austria;
1973 – 1975 collabora con il gruppo S.p.A. di Roma ed esporranno poi nel 1974 alla fiera di Roma denominata Inco/Art74;
1976 – 1977 collabora come scenografo, costumista e attore con le compagnie teatrali: “Gruppo ’76” e “La Gaia Scienza” e “Teatro Stran’amore”;
1977 inaugura la sua prima personale, a Roma, nella galleria Spazio Alternativo;
e due personali presso “La Stanza”;
1979 “Europa 79″, Stoccarda (coll.);
1980 Festival della Cultura Italiana “Beograd’80″, Belgrado (coll.);
“Biennale des Jeunes”, Parigi (coll.);
1981 Galleria Ferranti, Roma;
Galleria Yvon Lambert, Parigi;
1982 Galleria Swart, Amsterdam;
1983 Galleria Salvatore Ala, New York;
1984 “Ateliers”, Roma;
“Aperto ’84″, Biennale di Venezia (coll.);
1985 Galleria Sperone Westwater, New York;
1986 “Arte e alchimia”, Biennale di Venezia (coll.);
Galleria Akira Ikeda, Nagoya, Giappone;
1987 “Letto nel buio”, Studio Marconi, Milano;
Galleria Marianne Deson, Chicago;
1988 Galleria Jack Shainman, New York;
Caffè Florian, Venezia;
1989 Galleria Mayor Rowan, Londra;
Galleria Thomas Carstens, Barcellona;
1993 Museo Centro Saydie, Bronfman, Montreal;
Istituto Italiano di Cultura Dakar, Senegal;
1996 Quadriennale di Roma (coll.);
1999 Guastalla Centro Arte, Livorno;
Galleria Luis Borgus, Bilbao;
2002 Galleria B.M.B, Amsterdam;
2003 “Classico Eclettico” Museo Archeologico, Villa Adriana, Tivoli;
2004 “L’eternità è la vera medicina”, Gibellina, Sicilia;
2006 “San Lorenzo”, Villa Medici, Roma (coll.);
2007 “Longa marcia post-temporale”, Fondazione VOLUME!, Roma;
2008 “Invasi”, Fondazione Pastificio Cerere, Roma;
2009 “Attici unici”, Galleria l’Attico, Roma;
“Natalis in Urbe” Chiesa Santa Maria sopra Minerva, Roma;
“Officina San Lorenzo”, Mart, Rovereto (coll.);
2010 “San Lorenzo la soglia dell’arte”, Limen895, Roma (coll.);
2011 “Schöne Träume”, Rovereto;
2012 “Eroi d’Eros”, Catania, itinerante al Museo d’Arte Moderna di Buenos Aires nel 2013;
2013 “209 – Icona from NYC”, Galleria Sorrenti, Novara;
“Anni 70 – Arte a Roma”, Palaexpo, Roma (coll.);
2014 “Terra Cotta”, La Rinascente, Padova;
“Port’Ostensorio”, Galleria Susanna Orlando, Pietrasanta;
2015 “Capovolgere”, Fondazione Pastificio Cerere, Roma;
“Icons”, Accademia di San Pietroburgo, Russia;
2016 “Ceccobelli e le icone della Collezione Classense”, Museo Nazionale, Ravenna e Basilica di Sant’Apollinare in Classe, Ravenna;
“Con sorti Belli”, Galleria Augusto Consorti, Roma;
2017 “Autoritratti da dentro”, Palazzo Podestarile, Montelupo Fiorentino;
“Undisclosed stories”, Palazzo Collacchioni, Capalbio (coll.);
2018 “Challenging Beauty – Insights in italian contemporary art”, Museo Parkview, Singapore (coll.);
“La pittura dopo il post-modernismo”, Reggia di Caserta, Caserta (coll.);
“T’odi”, Sala delle Pietre, Todi;
“Primo segno – Recente sogno”, Galleria Bibo’s Place, Todi;
“La Scuola di San Lorenzo. Una Factory romana”, Museo Carisj, Jesi (coll.);
“Al passo con la Costituzione”, Archivio Centrale dello Stato, Roma, installazione permanente “Sole Italiano”;
2019 ”Collezione Farnesina”, India Art Fair, Nuova Delhi, poi itinerante: Calcutta e Mumbai (coll.);
”Doppia Luce”, Galleria E3 Arte Contemporanea, Brescia;
“Unforgettable Umbria” Palazzo Baldeschi, Perugia (coll.);
“25 libri 25 artisti”, Williamson Gallery, Los Angeles, (coll.);
“MORMORIIMARMOREI”, Museo Collicola, 62° Spoleto Festival;
2020 “Sculture in Campo”, Bassano in Teverina (VT), installazione permanente “Nuvole”;
2021 “OTTAVI”, Museo MACC, Torgiano (PG);
2022 Bruno Ceccobelli, Niccoli Gallery, Tallinn, Estonia;
2023 “Mysteria Manifesta”, CRAC Puglia, Taranto;
“Le stelle di San Lorenzo”, Galleria Gilda Lavia, Roma;
“Trans-parenti”, Galleria Blue, Venezia;
2024 “MAAAPO” Museo Arte Ambiente Arena Po, installazione permanente;
“Ceccobelli Anni ’80”, Palazzo del Vignola, Todi.